Migrante più, migrante meno: l’invasione immaginaria

Il calo dei flussi verso l’Europa nei rilevamenti Eurostat

Tre anni fa erano un milione e 300mila; l’anno dopo si sono quasi dimezzate, assestandosi a poco più di 700mila; lo scorso anno sono ulteriormente calate fino a 638mila. Si tratta delle richieste di asilo registrate nei paesi dell’Unione europea, così come elaborate dall’Eurostat, l’istituto europeo di rilevazione statistica.

Da notare che a conferma della tendenza decrescente, gli stessi nuovi arrivi nell’Eurozona hanno subito un rallentamento: e si può cogliere in linea indiretta grazie al numero delle domande d’asilo in prima istanza, che dal 2017 al 2018 sono diminuite di 74mila unità.

   Sono dati che, con tutta evidenza, stridono con quel sentimento di malinteso allarme sociale verso l’arrivo di cittadini stranieri, sentimento che è poi all’origine di fenomeni di rifiuto, se non peggio.

   Che il circuito migratorio verso il nostro continente e il nostro stesso paese stesse diminuendo d’intensità, non si può certo sostenere sia derivato dalle recenti e più arcigne politiche europee, né dalla crescente spinta di movimenti xenofobi. Lo si era da tempo percepito. Né può essere esclusivamente attribuito al generalizzato restringimento degli ingressi, che dagli stati costieri investe l’intera Europa.

   Le grandi migrazioni dal sud al nord del pianeta non s’interromperanno, generate come sono dai giganteschi sommovimenti sociali ed economici, alla continua ricerca di vie di fuga da guerre e persecuzioni, così come da spossessamenti e crescente impoverimento. Ma il loro andamento ha (e avrà anche in seguito) un ritmo incostante e per alcuni versi anche misterioso, caratterizzato da improvvise impennate come da rallentamenti o temporanei esaurimenti.

I dati

   Tornando ai dati statistici, è interessante rilevare come, sempre nel 2018, le principali destinazioni del totale dei richiedenti sono state la Germania (162mila), la Francia (110 mila) e la Grecia (65mila). Mentre i richiedenti asilo alla prima domanda hanno preferito rivolgersi verso altri paesi, facendo registrare significativi incrementi in Spagna (+60%), Belgio (+29%), Olanda (+27%), Francia (+20%). Diversamente di altri stati europei, in cui sono state registrate sensibili diminuzioni: Austria (-49%), Svezia (-19%), Germania (-18%).

   Se ci spostiamo all’anno precedente, si può notare come tra le varie destinazioni, alcune si confermano tra le prescelte, mentre altre vengono tralasciate. E tra queste ultime, proprio l’Italia. Nel 2017 i principali paesi di destinazione sono la Germania (198mila richieste), l’Italia e la Francia (91mila richieste). Mentre l’anno successivo, da seconda scelta, l’Italia retrocede alla quinta per numero di domande di asilo ricevute, dietro a Germania, Francia, Grecia e Spagna.

   E’ dunque da circa un biennio che nel nostro paese rallenta il flusso immigratorio. Lo testimoniano anche le domande d’asilo, che dalle 127mila del 2017 scendono a 49mila nel 2018, un secco 61% in meno. E secondo i dati del Ministero dell’Interno lo stesso numero degli sbarcati è diminuito, dai 20mila del 2017 ai 6mila nel 2018.

   Le imponenti migrazioni che si stanno sviluppando fin dall’inizio del nuovo millennio sono un fenomeno straordinariamente complesso, che è difficile gestire, sebbene sia assolutamente necessario e doveroso almeno provarci. E’ un fenomeno ad alto impatto e socialmente (e umanamente) sensibile. Basti pensare che nell’ultimo decennio sono stati quasi 70 milioni le persone costrette ad abbandonare le loro terre. Ma bisogna affrontarlo con la corretta informazione e perfino con le statistiche e i numeri (che a volte sono noiosi). Quanto meno per capire cosa stia veramente accadendo.

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