L’editoriale, intristito, dell’Uomo Nero

Uno sguardo alle elezioni

E’ un paese bieco e incattivito, quello che emerge dalle urne di domenica scorsa: cupo come mai avremmo immaginato potesse diventare. Nel pentagramma europeo, l’Italia si configura come l’avanguardia della destra reazionaria, il battistrada dell’avanzata razzista, il laboratorio delle politiche segregazioniste.

   Il nostro paese si allinea così ai retrivi modelli politici collaudati negli stati orientali, in Ungheria, Polonia, Cekia. E anche in Francia e in Gran Bretagna si scorgono processi analoghi a quello italiano. Diversamente da tutti gli altri paesi, tra cui la stessa Germania, che, al contrario, riescono ad arginare e comprimere la spinta delle formazioni populiste.

   In Europa gli egoismi nazionalisti insomma crescono, ma entro limiti ancora minoritari, anche se non per questo rassicuranti.

   Ma al di là dei rapporti di forza continentali, i dati delle elezioni europee, se proiettati su scala nazionale, ci consegnano l’accoppiata xenofoba Lega – Fratelli d’Italia attestata intorno al 40% dei consensi. Una quota che libererebbe dagli attriti di alleanze non più necessarie e consentirebbe ai due partiti di governare con un monocolore falangista.

   Ogni scadenza elettorale fa storia a sé e non è meccanicamente sovrapponibile. Ma di sicuro quel che si va profilando per il nostro paese, soprattutto per l’incipiente e più che probabile crisi di governo, è la possibilità di un ritorno al voto, con il concreto rischio di ritrovarsi in una prospettiva politica rovinosa.

   Con il crocifisso brandito come una mazza da baseball e il rosario indossato come un foulard, Matteo Salvini sta raccogliendo i frutti della paura che ha seminato e dell’odio che ha fomentato. Ed è un paese smarrito e impoverito, quello che l’ascolta e finisce per seguirlo. Un paese che nei suoi strati più esposti e bisognevoli gli consegna la malintesa speranza di un riscatto a spese di chi, migrante e fuggitivo, esposto e bisognevole lo è ancora di più.

Menu