UE e operazione Sophia: un fallimento annunciato.

Il 29 Marzo il Consiglio dell’Unione Europea ha prolungato il mandato di EUNAVFOR MED, forza navale mediterranea dell’Ue, o come nota, Operazione SOPHIA, per 6 mesi. Si tratta di una missione militare navale dell’Ue in corso dal 22 Giugno 2015 con sede operativa a Roma. In particolare parliamo di una missione che combatte la tratta degli esseri umani e il traffico dei migranti nelle acque del Mediterraneo.

Lo scopo è individuare e fermare i trafficanti di uomini e ridurre la perdita di vite umane. La Missione è un esempio, mal riuscito, di cooperazione degli Stati membri sul tema dell’immigrazione, dei richiedenti asilo e sull’aumento della sicurezza degli Stati europei.

L’operazione è stata lanciata dall’Europa in conseguenza dei numerosi naufragi verificatisi nel 2015, quando diverse imbarcazioni che trasportavano migranti e richiedenti asilo, dalla Libia sono affondate. Nello specifico, l’Operazione consiste in tre fasi:

  • la sorveglianza e la valutazione delle reti di contrabbando e traffico di esseri umani nel Mediterraneo
  • la ricerca delle navi sospette
  • lo smaltimento delle navi e delle relative attrezzature, preferibilmente prima dell’uso, e di fermare i trafficanti e contrabbandieri.

Con la decisione del 29 Marzo, la Missione continuerà fino al 30 Settembre 2019. A causa dell’impossibilità di trovare un accordo sul problema degli sbarchi tra i 28 paesi, le forze navali vengono sospese temporaneamente. L’Operazione quindi continuerà i suoi lavori aumentando la sorveglianza con i mezzi aerei, che tuttavia non possono compiere operazioni di salvataggio in mare.

È vero che la missione resta operativa per combattere i trafficanti d’immigrati e la tratta degli esseri umani, ma allo stesso tempo è da ricordare, che con o senza questa missione, il salvataggio in mare è un obbligo che viene stabilito dal diritto internazionale. Legge che spesso non viene applicata, sappiamo tutti che ormai il Mediterraneo è un cimitero a cielo aperto. Gli atti populisti, come la politica dei porti chiusi, non creeranno un declino degli arrivi via mare verso l’Eurozona. Ne abbiamo avuto prova, confermato da numeri ufficiali del ministero dell’Interno, che già dal 2017 si era registrato un certo calo degli sbarchi, eppure senza la politica dei porti chiusi e della non accoglienza. 

Cosa fare quindi ?

Dipende dunque veramente da questo atteggiamento ostile verso chi và in cerca di una vita migliore il calo del flusso migratorio?

Non possiamo chiudere gli occhi sui problemi umanitari. Quello di cui abbiamo bisogno è un approccio concreto e pragmatico dell’Ue sull’immigrazione, nonchè più atti di solidarietà dei governi nazionali. 

Con le elezioni europee da poco terminate, e la conferma di una maggioranza di matrice democratica, c’è l’urgenza di una politica concreta sul tema immigrazione. Che qualcuno si prenda la responsabilità di far applicare le leggi internazionali ed attuare finalmente un piano serio e dettagliato per confrontarsi con questo fenomeno inarrestabile che è l’immigrazione.

Come abbiamo ripetuto più volte nella nostra testata, infatti è un fenomeno destinato solo a crescere. Sono previsti infatti decine di milioni di migranti climatici nei prossimi 30 anni, dunque bisognerà imparare a gestirlo concretamente. In ultimo, ma non perché meno importante, mettere davvero nel mirino della giustizia i trafficanti e i responsabili della tratta di esseri umani. E non quelle persone che sono costrette a scappare dal proprio paese. Prima la vita umana!

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