Cause ed effetti della crisi economica
Il mondo ruota e noi ruotiamo con il mondo. Sono nata in una terra e tu in un’altra, ma la mia terra è la stessa della tua. Cosa c’è dunque di diverso tra te e me?
Io sono un essere umano come te, dotata di tutto quello che la natura ha donato a entrambi per essere per l’appunto umani.
Ma io sono nera, o meglio tu non hai il mio stesso colore della pelle. Vengo dall’Africa, dove si dice siano tutti sporchi e poveri, dove la gente vive come può e dove i più non sanno e non conoscono. Quindi è questa condizione sociale che fa di me diverso da te? O non piuttosto sono la storia e la cultura che ci rendono differenti, ma non per questo diversi biologicamente: entrambi siamo e pensiamo, agiamo e ragioniamo.
E allora perché continui a ritenere diverse da te le persone che non hanno la pelle del tuo stesso colore? Secoli e secoli di evoluzione umana sembrano passati invano, se siamo ancora qui a distinguerci e separarci.
Si avverte la difficoltà o addirittura il rifiuto di accettare l’altro e dargli la possibilità di vivere e sorridere. Di conseguenza, anche l’altro che non si sente accettato sviluppa diffidenze e amarezze e non riesce ad agire come vorrebbe e forse a comportarsi come dovrebbe.
Si può comprendere che possa apparire strano vedere nel mio paese una persona che reputo diversa. Ma se quella persona si comporta bene e non cerca null’altro che la serenità e la voglia di integrarsi e s’impegna e rispetta le regole, perché continuare a vederla come una minaccia?
I processi migratori che ciclicamente attraversano il nostro pianeta hanno fatto sì che i popoli si mischiassero: e questo è stato un vantaggio per tutti. Fondersi, interagire e scambiarsi non può che essere un vantaggio: rende i popoli più vicini e avvicina maggiormente la pace.
Le recenti e cospicue immigrazioni non sono la causa della crisi in Europa. Non è responsabilità dell’emigrato se in Italia ci sono tanti disoccupati, se crescono le povertà e le diseguaglianze, se i giovani studiano e non riescono a inserirsi nel mondo del lavoro e devono a loro volta emigrare lontano dalle loro famiglie per cercasi un futuro accettabile.
Perché dunque si scaricano sui migranti responsabilità che non hanno, al punto da renderli invisi se non peggio?
E perché non si affronta la dolente problematica dei giovani italiani senza futuro? Dove sono i progetti concreti, dove sono i piani di sviluppo concreti per integrare questi giovani nel mondo del lavoro ed evitare che abbandonino l’Italia?
Quali sono le politiche sociali in grado di contrastare il crescente impoverimento? Dove sono le misure economiche in grado di incrementare i redditi familiari e redistribuire equamente le risorse? Perché non si tassano efficacemente le grandi ricchezze e gli utili finanziari?
Penso che siano questi i principali problemi del nostro paese: sì, “nostro” paese, poiché anch’io mi sento italianissima. Sono un’immigrata ma non sono un problema, sono una risorsa.