La coltivazione del caffe è diffusa soprattutto nei paesi tropicali del mondo. In particolare in America latina, Asia e Africa. Non è un caso, i paesi come Brasile e Costa d”avorio sono rispettivamente al primo e secondo posto come esportatori di caffè nel mondo. Una buona parte dei cittadini di questi paesi sono proprietari di piantagioni di questo frutto energetico. Nonostante però la sua diffusione in queste località, il consumo al contrario non è diffuso.
In Costa d’avorio, i cittadini che quando si alzano la mattina fanno la colazione con il caffè, sono veramente pochi. La maggior parte dei cittadini comuni con il livello di vita medio, mangia cibo solido come ad esempio la polenta di riso, miglio o il mais per circa due o tre volte al giorno. A scuola, gli studenti durante la ricreazione mangiano sempre alimenti solidi (uova sode con pane, farina di manioca con il pesce fritto, oppure il riso con la salsa); Nelle strutture pubbliche o private che siano, non ci sono bar per prendere il caffe e neanche le macchinette esistono.
Infatti non sentirai mai parlare di pausa caffè in questi paesi, semplicemente perché non esiste. Ci sarà un motivo. Chissà, perché? Noi ci possiamo almeno porre una domanda; come mai in un paese grande produttore di questo prezioso frutto, non ne è diffusa la consumazione? Semplicemente perché la gente non ha questa abitudine. I ritmi della vita sono diversi. Il clima caldo, molto caldo, quasi tutto l’anno fa si che la popolazione rurale si basi su altre bevande, decisamente più idratanti, come acqua, bibite zuccherate ecc..
Tuttavia anche se il livello del consumo è basso, ci sono alcune persone che hanno la consuetudine di prendere il caffè regolarmente durante la giornata. Qui parliamo di una specifica classe sociale di persone. Sono coloro che hanno un alto livello di vita, chi lavora in ufficio, nelle amministrazioni e sono quindi salariati, chi ha viaggiato nei paesi europei, freddi per la maggior parte, dove la consumazione della bevanda energetica è molto diffusa.
Il più consumato è solo un tipo chiamato comunemente NESCAFE in bustina o in barattolo. Qualche volta qualcuno prova a fare lo splendido chiedendo il CAFE SERRE al venditore ambulante. Ma ciò non è nient’altro che mettere due bustine insieme per far diventare più forte il gusto.
Qualcosa è cambiato anche nella mia vita che sono nato e cresciuto in Costa d’avorio e vivo in Italia da ormai 11 anni. Durante i primi due anni di permanenza, non avendo avuto contatto diretto con gli italiani, le vecchie abitudini sono rimaste. A partire dal terzo anno di vita le cose sono cominciate a cambiare. Durante la frequentazione di un corso professionale, l’italiano con cui feci il tirocinio mi chiedeva se volessi un caffè ogni volta durante le pause. Le prime volte la risposta era: no grazie. Non lo prendo. Poi pian piano ho assaggiato il caffè per la prima volta, ed era amaro. Anche con lo zucchero non mi è piaciuto. Con il passare del tempo, ho cominciato a provare con un goccio di latte, sempre con lo zucchero. Questa volta mi sembrava meglio, cominciava a piacermi. Insomma stavo prendendo le abitudini degli italiani, anzi sto diventando Italiano a tutti gli effetti. Ora a lavoro, ogni volta che vado in un posto nuovo, mi devo assicurare che ci sia un bar vicino. Male che vada, mi accontento delle macchinette erogatrici nello stabile. La pausa caffè oramai è diventata una cosa fondamentale per me. Tante volte uso il caffè anche per lenire il male di testa.
Quattro anni fa, durante le vacanze in Grecia mi ricordo di aver girato per tutta la città, invano, un bar con il caffè espresso all’italiana. Dopo aver insistito varie volte, ho trovato un bar dove mi hanno fatto il caffè corto, simile all’italiano. Costava due euro, ma non fa niente.
A ritorno all’aeroporto, convinto di trovare il caffè normale (espresso corto, macchiato, lungo ma non con la cannuccia e il ghiaccio), il barista mi fa un bibitone di caffè con la cannuccia che ho sorseggiato per tutta la durata del volo Creta-Roma. Non ero soddisfatto ma mi sono arrangiato.
Il primo regalo che ho fatto a mia moglie (italiana) dentro casa, potete già immaginare: la macchinetta del caffè espresso. Appoggiata in cucina sul mobile che usiamo ogni mattina.
Da quando sono arrivato in Italia dunque ho imparato una cosa molto importante; per me, offrire il caffè a chi mi viene a trovare a casa oppure ai colleghi di lavoro, vuol dire accoglienza, vuol dire condividere un momento insieme. Paese che vai, usanza che trovi e che fai tue con il tempo.