Dopo le dimissioni di Theresa May, l’ex ministro degli esteri ed ex sindaco di Londra Boris Johnson è stato eletto come nuovo leader del Partito Conservatore. Nel suo discorso, Johnson ha dichiarato che i suoi obiettivi sono realizzare Brexit entro il 31 ottobre, riunire il paese e sconfiggere Jeremy Corbyn, il leader del Partito laburista. Johnson ha preso l’incarico di primo ministro dalla regina Elisabetta II e il nuovo governo Tory, formato appunto da Johnson, si colloca ancora più a destra rispetto al precedente.
I primi a complimentarsi con il nuovo premier della Gran Bretagna sono stati i leader nazionalpopulisti e/o di destra, come Trump, Bolsonaro, Salvini ed Erdogan. Donald Trump lo ha descritto come il “Britain Trump”. In effetti, il nuovo premier è politicamente scorretto come il presidente americano. La sua vita professionale e politica è caratterizzata da gaffe, battute, scuse e scuse non fatte.
Le dichiarazioni di Johnson, infatti, sono spesso razziste, sessiste, omofobiche e islamofobiche. Sono proprio i suo discorsi che lo hanno aiutato a creare il suo personaggio politico. Nel 2002, Johnson ha descritto, nel suo articolo sul Telegraph, gli africani come i “negretti” con i “sorrisi al cocomero”. Nel 2007 ha descritto Hillary Clinton come “un’infermiera sadica di un manicomio”. Ha scritto sul suo primo libro la frase “Se il matrimonio gay fosse ok, allora non vedo nessuna ragione di principio per non consacrare un’unione tra tre uomini, o magari tra uomini e un cane”. Ha definito le donne che utilizzano burqa come “rapinatrici di banche” o “cassette delle lettere”. Le sue dichiarazioni pesanti e intolleranti verso il diverso hanno lasciato anche la porta aperta ad eventi negativi.
Boris Johnson è ritornato sulla scena politica con zero soluzioni ai problemi veri. Gli atti e i discorsi dei politici contano, visto che, nel suo caso, potrebbero incentivare o incoraggiare crimini d’odio. Siamo di fronte all’ennesimo leader politico che attraverso la strumentalizzazione delle differenze fra le persone crea divisione e scontro per rafforzare il proprio consenso. Sembra essere quindi un altro di quei leader bravo a parlare e trovare colpevoli e capri espiatori ma incapace di proporre politiche di sviluppo e soluzioni concrete.
Ad oggi, a suo favore, ha il supporto di Trump e un immagine forte e solida per provare a realizzare Brexit. Dovrà dimostrare, però, se davvero egli sia il mago che realizzerà la sua strategia di Brexit, o solo il coniglio che esce dal cappello e che lascerà il Regno Unito in rovina.