Garibou. Talibé. Diverse parole, stesso dramma

Così vengono chiamati in Africa occidentale i bambini mendicanti. Un fenomeno tristemente diffuso e dai contorni inquietanti.

Garibou. Oppure talibé. Il primo termine è usato in paesi come Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio. Il secondo in Senegal. Entrambi hanno però lo stesso significato: bambini mendicanti. Un fenomeno molto diffuso in Africa occidentale, dai contorni inquietanti. Fenomeno che proveremo a raccontare con il termine utilizzato in Burkina Faso – il paese dal quale provengo – dove il flagello colpisce milioni di bambini.

Durante i miei viaggi nel “Paese degli uomini integri” (è questo il significato di Burkina Faso, ndr), non è stato difficile incontrare bambini che vivono mendicando a Ouagadougou (la capitale), dove ci sono principalmente garibou disabili, orfani e giovanissime madri di neonati, soprattutto gemelli. Ognuno con le proprie motivazioni per elemosinare, camminando tutto il giorno sotto al sole nei luoghi maggiormente frequentati per avere più possibilità di “garantirsi la giornata”. Vederli ad occhi nudi fa sorgere però alcune domande. Da dove vengono? Hanno una famiglia?

Qualche risposta l’ho trovata quando, seduto in un bar della capitale, mi è capitato di vedere alcuni garibou che recitavano una sorta di “canzone” per chiedere l’elemosina. Ed è lì che ho avuto l’opportunità di parlare con alcuni loro, ascoltando le diverse situazioni di provenienza, difficili, e scoprendo come dietro al fenomeno ci sia una realtà ancor più dura di quella che appare.

Dal racconto ho appreso come i garibou siano a maggioranza orfani e affidati a maestri per studiare il corano. Cosa che in realtà è solo una scusa. Il sistema è semplice: il corano viene fatto studiare durante la notte con la luce dei falò, mentre di giorno gli orfani sono obbligati dagli stessi maestri a chiedere l’elemosina. Il garibou più anziano, quello che è nel sistema da più tempo, viene poi scelto come persona di fiducia del maestro e ha l’obbligo di consegnargli tutto il ricavato della giornata di elemosina. A chi è in strada non rimane nulla, nemmeno qualche spiccio…

La cosa che dal racconto dei ragazzi colpisce più forte al cuore è il fatto che se la giornata non è andata bene, l’anziano garibou punisce duramente i bambini che non hanno raccolto quello che “dovevano”: togliendogli il diritto al pasto, picchiandoli e accusandoli di aver rubato i soldi. I bambini che superano i 10 anni vengono invece mandati a lavorare, con i soldi riscossi sempre dalla persona di fiducia del maestro. Alcuni vengono usati addirittura come spacciatori. E riflettendo su tutto ciò non posso far a meno di pensare che bisogna davvero avere il cuore feroce per comportarsi in questo modo con orfani che hanno solo dai 5 ai 10 anni.

Le giovani madri invece sono sposate normalmente ma capita che siano spinte nel mondo dei garibou proprio dai loro mariti. Una storia dove anche il disagio familiare fa la sua parte: molte madri, soprattutto quelle che hanno figli gemelli, risultano un “peso” e per alcuni è più semplice sbarazzarsi di loro e della prole. Anche perché, cinicamente, veder mendicare una donna con bambini piccoli, meglio se gemelli, attira più denaro. Va detto poi che nell’Africa occidentale, nei paesi a maggioranza musulmana, è usanza culturale fare donazioni ad una donna madre di gemelli. Un conto però è una donazione, ben diverso è spedire giovani madri ad elemosinare per strada. Dove a mandarle è lo stesso padre dei bambini.

Un situazione complessa, nella quale dovrebbe essere lo stato a prendersi responsabilità in modo chiaro, intervenendo a favore dei garibou, magari costruendo strutture protette che possano prendersi cura di queste persone in difficoltà. Anche perché è facile immaginare come una delle poche scelte rimaste loro per salvarsi sia quella della migrazione. Dell’avventurarsi verso un mondo sconosciuto. Che però fa meno paura della strada africana e della pietà della gente.

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