MUGABE: l’ultimo uomo forte dell’Africa

Il 6 Settembre 2019 è morto a Singapore l’ultimo uomo forte dell’Africa: Robert Mugabe. Nato il 21 febbraio 1924 nell’allora Rhodesia meridionale (l’attuale Zimbabwe), terzo di sei figli di un povero carpentiere che abbandonò la famiglia, viene allevato e cresciuto dalla madre. Frequenta la scuola cattolica dei gesuiti da piccolo dove si diplomò all’età di 17 anni. Puoi, grazie a una borsa di studio volo in Sud Africa all’università di Fort-Hare per intraprendere i suoi studi universitari. Ed è proprio qui nella facoltà di scienze politiche che ebbi il suo primo contatto con la politica. Le idee marxiste dei comunisti sudafricani iniziarono ad influenzare la sua visione del mondo. Le azioni di una battaglia pacifica di Mahatma Ghandhi, durante il movimento indipendente dell’India, i proselitismi di Kwane Nkrumah, accesero un fuoco di resistenza nel piccolo Mugabe.

            Cresciuto sotto il colonialismo inglese della sua Nazione, da piccolo imparò subito cosa significa la mancanza della dignità umana. Anche se conosci il padre per poco tempo, durante la sua infanzia crebbi guardandolo essere suddito dei bianchi inglesi che trattavano male non solo suo padre però l’intero popolo. Rhodesia fu il nome con cui, i colonialisti inglesi, nominarono l’intero dominio. Voluta dal noto imprenditore e politico britannico Cecil Rhodes. Rhodes fu un abile uomo d’affari, e costruì la sua enorme fortuna e impero, sfruttando la ricchezza naturale dell’Africa meridionale. A lui fu intitolato la colonia britannica della Rhodesia, che comprende oggi la parte settentrionale della attuale Zambia e la parte meridionale dello Zimbabwe. Dal 1890 al 1896 fu il Primo Ministro e capo della Colonia di Rhodesia. Noto per i suoi atteggiamenti coloniali forti e il suo razzismo verso i neri: porrà le basi giuridiche per il futuro sistema legale detto Apartheid. Nella quale Mugabe nasce e cresce.

            Dopo un breve soggiorno in Tanzania e in Ghana, dove maturò le sue idee politiche e filosofiche, e collaboro come assistente di cattedra nelle varie università, nel 1960 decide di ritornare per un breve periodo nel suo paese, dove nel frattempo aveva preso piede un movimento nazionalista africano anticolonialista. Influenzato da varie anime all’interno del movimento, Mugabe era passato a teorie rigide e di stampo Marxista-Leninista. Nel 1961 fu il momento culminante della sua vita, dove durante una manifestazione di protesta delle classi operaie, scesi in strada per chiedere più diritti e tutela ai loro padroni, esordi dal palco prendendo la parola dove pubblicamente chiamo il popolo ad armarsi per lottare e raggiungere l’indipendenza. La giornata finì in un disordine, la polizia ne arresto migliaia e lo stesso Mugabe finì in cella. Da quel momento lasciò definitivamente la sua ricerca accademica e l’insegnamento per dedicarsi a tempo pieno all’attivismo politico.

Nel 1979, dopo una dura e aspra lotta per l’indipendenza, furono avviati nuovi negoziati di pace tra i leader bianchi della Rhodesia Meridionale e il Patriotic Front di Muagabe: durante il quale si concordo il ristabilimento del dominio coloniale britannico per gestire la transazione all’indipendenza del paese, e gli inglesi instaurano un governo coloniale guidato da Lord Soames, in tale transizione l’attuale Zimbabwe ottiene la sua indipendenza distaccandosi dalla colonia Rhodesia. Nel 1980 ebbero luogo le prime elezioni democratiche parlamentari della nuova Repubblica di Zimbabwe e il 4 Marzo 1980 Robert Mugabe venne eletto Primo Ministro, diventando il primo nero a coprire tale carica. Durante il suo mandato propose di migliorare la qualità della vita della popolazione nera, avvio riforme politiche ed economiche introducendo l’economia di mercato. Ma la sua ideologia di supremazia nera e di odio verso i colonialisti bianchi, iniziarono a distorcere la sua visione, i residenti bianchi nell’allora Rhodesia contavano quasi 8% della popolazione, ma detenevano la grande maggioranza dei terreni e mezzi di produzione, ma non solo, ricoprivano pure posti chiave nella società. E fu così che durante il suo governo inizio all’assalto alle proprietà private terriere e di beni immobili della restante minoranza, discendenti dei colonialisti bianchi, da parte di bande armate di reduci della guerra civile e di indipendenza e delle forze armate della nuova Repubblica. L’esproprio delle fattorie e delle imprese produttive, accelerato dalla riforma agraria del suo governo, che formalizzò l’espropriazione violenta e senza indennizzi di buona parte degli agricoltori bianchi, fu il motivo principale per molti bianchi di emigrare soprattutto verso il vicino Sud Africa (in cui vigeva ancora l’Apartheid), negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.

Spinto da questi atti barbari, Mugabe si concedesse un referendum costituzionale, che gli concedesse pieni poteri abolendo la quasi fragile struttura della separazione dei poteri, il parlamento diviene simbolico e le elezioni diventarono bulgare (momenti in cui deteneva il 98%) dei seggi in parlamento. La Magistratura venne gonfiata e stirpata dai suoi amici, che amministravano la giustizia a favore dei potenti e di quelli che ricoprivano ruoli politici a discapito della povera gente. Con il forte intervento dello Stato nell’economia, il settore privato spari proprio dalla scena e le iniziative economiche personali furono abolite. La corruzione divampò l’intero paese paralizzando il sistema burocratico della pubblica amministrazione. L’inferno divenni la realtà e molti che avevano preso speranza negli atti eroici di Mugabe perderò la loro fiducia. La nuova Repubblica divenne uno Stato Orwelliano, dove i servizi segreti affiancati da milizie paramilitari spiavano la popolazione 24 ore al giorno. Le libertà civili e politici furono proprio abolite e Mugabe divenne, agli occhi dei suoi concittadini, il colonizzatore bianco che sacrificio tutta la sua vita per combatterlo.

Il 19 Novembre 2017 viene estromesso come leader, da uno colpo di stato indetto dai militari e il 21 Novembre 2017 si dimette ufficialmente dalla presidenza del consiglio, dopo aver negoziato un accordo con i militari in base al quale li viene garantita l’immunità a lui e alla sua famiglia, oltre a l’intoccabilità del patrimonio di famiglia, consentendo loro di restare nel paese africano senza mai essere processato, con una liquidazione non inferiore ai dieci milioni di dollari e una serie di privilegi a vita.

Insomma la storia avrà il suo modo di giudicare chi era Robert Mugabe: per me come un africano rappresenta il male assoluto, il Mussolini africano, quello che ha inciso in negativo sul nostro percorso verso la libertà ed emancipazione. Lo giudico come furono giudicati gli ufficiali nazisti a Norimberga. Anche se Mugabe abbia saltato il suo “piazzale Loreto” africano, protetto dai suoi ex combattenti di partito, sia l’esempio palese in che stato versa il continente africano e rimando saldato nell’affermazione “L’Africa non ha bisogno di uomini forti, ma delle grandi istituzioni” frase pronunciata nella sua prima visita ufficiale ad Accra (Ghana) da Barack Obama.

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