Luca e Edith dispersi in Burkina Faso: è ancora un paese di uomini integri ?

Luca Tacchetto e la sua compagna canadese Edith Blais vengono rapiti circa un anno fà, era la fine del 2018 quando su tutti i TG nazionali impazzava la notizia del rapimento di due ragazzi nell’Ovest del Burkina Faso, da dove erano passati per raggiungere il Togo. Certo, un viaggio particolare, partiti dall’Europa in macchina, verso l’Africa per collaborare come volontari alla costruzione di un villaggio in Togo. Due avventurieri, forse un po’ incoscienti ma certi che quel viaggio avrebbe aiutato non poche persone a vivere più dignitosamente.

Partiti da Vigonza e poi alla volta di Francia, Spagna, Marocco, Mauritania, Mali e infine in Burkina Faso dove il loro percorso è stato interrotto da qualche banda, o da qualche singolo delegato di fermare i due giovani. Era il 15 dicembre e da quel giorno poche sono le notizie dei due fidanzati, c’è chi sostiene che siano stati portati in Mali, chi invece ritiene siano stati fatti scomparire in chissà quale sperduto villaggio dell’Africa Sub Sahariana. Un architetto italiano lui, 30 anni, un ragazzo semplice che viveva con la sua famiglia in quel di Vigonza, nel Padovano. 34 anni lei, viveva con la madre e la sorella in Quebec, si conoscono in Erasmus, in Canada. Chissà forse li accomunava la passione per i viaggi, per L’Africa, per l’aiuto delle persone in difficoltà, .fatto sta che decisero di partire per quest’avventura insieme…

Da quel giorno tutto è cambiato. Il Burkina Faso si trasforma in un Paese poco sicuro per gli occidentali arrivando addirittura ad esserlo per i suoi stessi abitanti. Ouagadougou, la capitale, viene più volte presa d’assalto con attentati terroristici a danno di siti frequentati da occidentali ma nei quali perdono la vita anche i civili burkinabè.
Il nord del Paese è sempre stato considerato quello più a rischio, il nido della nascita del terrorismo in Burkina; il deserto non riesce ad esere controllato totalmente dallo Stato, le bande criminali provenienti dagli altri Paesi, dall’Algeria, dal Niger, dalla Libia riescono a penetrare il territorio proprio grazie allo scarso controllo. Secondo alcuni dati gli abitanti di queste zone sarebbero più inclini alla criminalità, al traffico di armi, droga, esseri umani. Purtroppo le occasioni di rivalsa in un territorio vuoto, scarso di occasioni, di lavoro, fa sì che i suoi abitanti cadano nel terrorismo, nei soldi facili, nella criminalità perchè non conoscono altro.

Lo stato fa finta di nulla oppure preferisce non intervenire per evitare problemi ancora più grandi. Ma il terrorismo è già un problema più grande.
Il Burkina Faso da sempre, è terra nella quale confluisce gente di ogni Paese: tanti Canadesi, australiani, francesi che hanno radicato il loro lavoro, i loro impieghi in questo stato. Cercatori d’oro, minatori, o anche solamente per portare degli aiuti umanitari nei villaggi più poveri. Ad oggi sembra complicato pensare a come sconfiggere questo terrorismo: l’esercito burkinabe ha messo in atto l’operazione OTAPUANU, che nella lingua Gourmancè significa LAMPO. Aveva lo scopo di neutralizzzrae tutti i terroristi che si nascondevano nella grande foresta situata al confine con il Togo. Nella stessa operazione, le forze dell’ordine hanno cercato di sensibilizzare la popolazione a collaborare in modo migliore con l’esercito. Alcuni abitanti potrebbero essere a conoscenza di informazioni importanti sulle bamde criminali che stanno seminando il terrore in quei territori.

Nell’ambito della collaborazione, i militari hanno costrutito dei piccoli accappamenti per migliorare la vita di qeusti abitanti, come ad esempio sistemare la parte amministrativa-burocratica di queste città, aspetti che per noi risultano scontati nella vita quoitdiana ma che nei più spedruti villaggi sono quasi inesistenti.

Registrazioni anagrafiche, rilascio di carte di identità e l’arrivo di cibo per le persone in difficoltà sono stati dei tentativi per avvicinare la popolazione all’esercito e contribuire alla positiva collaborazione con loro.
In due mesi, l’esercito è riuscito a bloccare il terrorismo presente in quella zona, ad oggi non si sono più registrati episodi di attacchi. Da circa 6 mesi è comunque attivo il coprifuoco in quella zona, gli abitanti non possono uscire dopo una certa ora, tutti devono rimanere nelle proprie case e lasciare le autorità alla vigilanza del territorio.

Vista la buona riuscita dell’operazione OTAPUANU, lo Stato burkinabè ha deciso di replicarla nella parte Nord con una simile chiamata N’DUFFU che in lingua fulfuldè significa “sradicare”: è evidente che “sradicare” bande criminali e terroristi in una zona cosi vasta come quella del nord dove il deserto la fa da padrona è veramente complicato e questa operazione non sta ottenendo grande successo. Le zone sono molto vaste, desertiche per l’appunto, i terroristi per rendere il lavoro delle forze dell’ordine ancora più complicato si mescolano con il resto della popolazione: questo fatto, ovviamente, porta gli abitanti ad essere restii nella collaborazione con le forze dell’ordine per paura di ripercussioni. Non dimentichiamo che è lì che è nato il vero terrorismo e anche la zona fa comunque confine con uno dei paesi ancora martoriati da guerre di questo tipo, il Mali. Facile quindi passare il confine e nascondersi nella zona del mali per sfuggire all’esercito che vuole combatterlo.

Luca e Edith hanno provato con il loro viaggio, la loro sfrontatezza e il loro coraggio, ad essere portavoci di speranza, di umanità e di voglia di cambiamento: forse ancora più che con le armi, questi maledetti terroristi che non vogliono far altro che distruggere i nostri valori, vanno combattuti con la libertà e la dignità…a qualunque costo.

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