Black and Block Friday: le risposte al consumismo sfrenato

Da un po’ di settimane la frase che si legge ovunque è: BLACK FRIDAY, nei giornali, nella tv, al super mercato, ovunque, queste due parole che provengono dalla lingua inglese e che testualmente vogliono dire Venerdì Nero, fanno riferimento a quando uno dei più grandi magazzini degli Stati Uniti, Macy’s ha organizzato una parata il giorno dopo del Giorno del Ringraziamento. Un venerdì nel 1924, per marcare l’inizio del periodo delle feste di natale e capodanno. Periodo in cui la crescita delle spesa pro-capite si moltiplica, grazie alle compere di regali, cibo per le occasioni speciali, vestiti, giochi, ecc, ecc.

“Black Friday” termine che  coincide anche con il codice, che per la polizia di Philadelphia negli anni 60’, si riferiva al problema di traffico nelle strade a seguito della tradizionale partita di football americano; la “Army-Navy Cup”, e come conseguenza in quella data si trovava tantissima gente per le strade e il consumo negli esercizi commerciali locali cresceva, i commercianti aspettavano anno dopo anno questa partita perché sapevano che loro vendite avrebbero registrato delle impennate vertiginose. Così da quel momento, per dare una spinta alle vendite si instaurò il giorno del Black Friday ogni anno.

Dagli anni 80 questa mossa commerciale si è diffusa e i negozianti cominciarono ad accostare il Black Friday alla salita delle entrate. In quei tempi sembrava un’idea magnifica; che poteva avere di male voler approfittare della moltitudine di persone radunate da un evento per far crescere le rendite degli esercizi commerciali?

Questa trovata ha cominciato a replicarsi a livello mondiale, fino ad arrivare a questi nostri tempi, dove un concetto si è capovolto. Oggi si vuole creare la folla dal nulla, il Black Friday è passato da essere conseguenza di un evento a essere l’atto in se stesso, e da un giorno è diventato una settimana, con dei mesi di pubblicità che anticipano il suo arrivo. Come al solito la situazione è sfuggita di mano, in questo mondo dedito al consumismo più smodato. L’idea del commercio giusto e circolare non ha niente a che vedere con queste fenomeno, figlio malato del capitalismo, chi più e chi meno, ma la grande maggioranza della gente è caduta nella follia del Black Friday. Anche chi non sà neanche cosa significa questa orazione, anche il bambino che si trova bombardato con le pubblicità, tra un cartone animato e un altro, che risaltano questa leggenda chiamandola a portare i suoi genitori ad approfittare dell’unica e grandiosa offerta, dello sconto, dell’opportunità di non perderla perché irrepetibile.

Il Black Friday chiama al consumismo di massa senza freni, come una droga che non si può smettere di prendere, che dopo porta con se anche lo scompenso, la testa gira perché per causa della assuefazione, arrivano anche i debiti, i sensi di colpa per avere speso un capitale per sfruttare l’occasione, dura poco l’emozione che si prova con la gratificazione di spendere soldi in cose che non sono necessarie. Ormai il vuoto che si porta dentro il corpo è troppo grande e non è mai pieno, il vuoto è come una corrosione che si impadronisce degli umani, che tante volte preferiscono avere cose e a compromettersi con le persone, con le cause.

Per fortuna ci sono anche quelli che si rendono conto di questa estremismo e vogliono sconfiggerlo, il  “Movimento Friday for Future”  i giovani, gli studenti  si mettono in moto e sanno che possono diffondere anche le cure, le danno anche un nome, l’antidoto si chiama Block Friday, in moltissimi città europee, e non solo, escono nelle piazze. Qui a Bergamo i manifestanti hanno dichiarato che in mezzo ad un ambiente di festa ci sarà anche lo spirito di “lotta di una generazione che non vuole rassegnarsi, il futuro non è scritto” e vogliono riprenderselo. Gli organizzatori lasciano in chiaro che “scendono in piazza  per alzare la voce e farsi sentire” anche approfittando che il 2 dicembre ci sarà a Madrid  la conferenza annuale sul clima dell’ONU; protestando contro il consumismo hanno sensibilizzato sul tema dell’inquinamento, dell’emergenza climatica e dello sfruttamento che il mercato tessile fa delle persone e delle risorse naturali; si sono riuniti in un corteo di protesta contro delle multinazionali che producono rifiuti che non si possono smaltire senza distruggere l’ecosistema.

Noi, tutti noi, senza il condizionamento di partiti, di origine, di diversità dobbiamo essere spalla per questi ragazzi e ragazze, abbiamo il dovere di svegliarci e togliere la nebbia con la quale ci siamo abituati a vivere, avere un consumo consapevole, diffondere il rispetto, non lasciare che il vuoto si impossessi dell’umanità, sconfiggiamo il Black Friday e diventiamo per il BLOCK FRIDAY.

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