In Libia, l’ONU sospende le sue attività nel GDF di Tripoli e centinaia di migranti sono rimasti in una situazione caotica. L’alto Commissariato per i rifugiati, a causa del peggioramento del conflitto ha annunciato la sospensione delle operazioni nel centro di raccolta di Tripoli in Libia dove richiedenti della protezione internazionale e rifiugiati vulnerabili erano accolti. Almeno 600 richiedenti sono ancora all’interno del centro in attesa di nuove opzioni.
In una testimonianza, il capo missione dell’alto commissariato presso il grande centro di raccolta a tripoli Jean Paul Cavalieri, ha dichiarato di essere preoccupato della possibilità che la zona possa essere bersaglio militare perché al di fuori della struttura, ci sono formazioni di militari e della polizia. A inizio gennaio, l’UNHCR aveva dichiarato che 3 tiri di mortai erano caduti vicino al centro che aveva appena aperto le sue porte a dicembre del 2018. Sfortunatamente l’alto commissariato non ha altre scelte che di chiudere il sito.
Secondo le testimonianze raccolte da InfoMigrant, l’erogazione del cibo è stata interrotta da mercoledì scorso. Tutte le persone presenti all’interno sono stati invitati a lasciare il posto che fino a poco tempo prima era fatto per accogliere e ospitare rifugiati e richiedenti vulnerabili per essere poi evacuati fuori dalla Libia.
Dopo la sospensione delle attività, l’alto commissariato ha dichiarato di aver iniziato a dirigere “decine di migranti e rifugiati vulnerabili verso luoghi sicuri”. L’organizzazione ha inoltre dichiarato che aiuterà altri migranti presenti fra le 600 richiedenti della protezione internazionale nel centro; Queste persone secondo l’onu, riceveranno beni di prima necessità, aiuto finanziario e sanitario in un centro di soggiorno comunitario dell’UNHCR a Tripoli.
La maggior parte dei migranti rimasti all’interno del centro sono presi dal panico, uno di loro di origini Sudanesi ha dichiarato in una testimonianza che era fuggito dal centro di detenzione di Tajoura dopo il bombardamento per trovare rifugio presso il centro dell’UNHCR. Per Caroline Gluck portavoce dell’alto commissariato per i rifugiati, la situazione è urgente. Le opzioni che si concedono ai richiedenti asilo sono veramente scarse e questo preoccupa molto. Perciò i migranti si devono recare nelle zone urbane di tripoli per evitare il peggio.
Da dicembre 2018, circa 1700 rifiugiati sono stati evacuati dalla Libia passando per il grande centro di raccolta dei migranti di Tripoli; purtroppo il sovraffollamento del centro in questi ultimi tempi ha reso difficile il funzionamento. Dopo il bombardamento del centro di detenzione di Tajoura, tenuta dalle autorità Libiche, una centinaia di migranti si sono rifugiati presso il centro di raccolta gestito dall’UNHCR.
A fine novembre 2019, l’UNCHR aveva avvertito che il centro era affollato in modo pericoloso, quindi non poteva funzionare come un centro di transito e la situazione era diventata insopportabile. Per incoraggiare i migranti ad abbandonare il posto l’agenzia dell’ONU ha dichiarato di diminuire progressivamente l’erogazione del cibo nel centro.
Secondo l’UNHCR,decine di migliaia di rifiugiati e richiedenti della protezione internazionale vivono nelle zone urbane in Libia, paese spaccato fra governo d’unione riconsciuto dall’ONU e basato a Tripoli e un potere incarnato dall’uomo forte dell’est, il maresciallo Khalifa Haftar.