La richiesta d’asilo.

La richiesta dell’asilo umanitario! 

La richiesta dell’asilo umanitario è la richiesta di un umano ad altri umani, del diritto di stare in un posto dove la sua pancia non sia minacciata.

Il suo futuro meno plumbeo e la sua vita più longeva. Non si tratta sempre di guerre che spingono noi altri ad andarcene, ma di una cosa più atroce, la povertà. 

La fame uccide molto più lentamente di una pallottola. Ma è molto più crudele. Insidiosa.

Trasforma l’uomo in bestia per l’uomo.
Non ci sono grandi chance per chi nasce oggi in Africa. Poiché non c’è dubbio che siamo costretti nel sistema monetario internazionale senza averne i requisiti né tantomeno i presupposti.

Cosa fareste se i vostri figli non avessero da mangiare? Cosa fareste se i vostri padri fossero costretti in miniere pericolanti per estrarre quell’oro che arricchisce solo chi è dall’altra parte dell’Oceano? 

Cosa fareste se i vostri nonni morissero di fame preferendo dare la loro parte ai loro nipoti?

Quello che farebbero tutti. 
A costo della vostra vita, cerchereste di salvare la loro. Perciò non capisco né comprendo chi vuole rimandare a casa propria chi lì è già quasi morto. Sento di slogan che parlano di riportare gli immigrati a casa loro. 

Ma a fare cosa? A morire di una morte lenta? 

Vedo compassione per gli italiani che hanno perso le loro case durante il terremoto. E vedo odio per uomini e donne che hanno solo la colpa di volersi salvare. Dov’è la giusta informazione? Chi dice il vero?

Perché far pagare a noi migranti l’incompetenza di un sistema e di una società imperialista che da noi ha solo prelevato e tuttora continua a farlo?

Il mio paese non siede tra i grandi dell’ONU.
Non ha voce. Lì, muoiono le persone per inerzia. Non si tratta più di un sogno né di un desiderio ma di un’esigenza.

Chi non ha vita laddove è nato ha il diritto di cercarlo altrove dove c’è. A maggior ragione quando a tirare i fili di questo sistema e dunque giustamente a goderne, sono pochi.

Non si può colpevolizzare né reprimere la realtà. Bisogna analizzarla e trovare una soluzione comune.

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