La solidarietà senza appartenenza né genere

Durante questa quarantena abbiamo assistito a numerosi movimenti di solidarietà nelle comunità straniere. Uno di questi movimenti è la Rete DialoGar, un’iniziativa indipendente e senza fini di lucro rivolta in particolare ai migranti che parlano la lingua portoghese. La rete è il risultato di una partnership tra il Comitato di sostegno delle donne brasiliane all’estero (Cabe), il gruppo Educar, che si occupa dell’educazione antirazzista in Portogallo, l’associazione Kazumba (Akaz), la Rete europea di sostegno alle vittime brasiliane di violenza domestica (Revibra), Together2change, che è un colletivo afro-portoghese antirazzista, e numerosi sostenitori volontari. Scopo di questa rete è aiutare le persone in questo periodo di isolamento sociale e distanza fisica.

   Tra i collettivi che formano la rete, due di loro lavorano direttamente al contrasto delle violenze dopo l’inizio della pandemia. Uno di questi è la Rete di supporto europeo per le vittime brasiliane di violenza domestica (Revibra – Europa), presente, insieme a Cabe, in Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia, Portogallo e Italia. Juliana Wahlgren, fondatrice di Revibra, ci ha menzionato due tipi di casi di violenza: le richieste di aiuto ricevute prima del Covid-19, quando le donne assistite erano già in un ambiente domestico con l’aggressore, e nuovi casi, arrivati ​​dopo l’inizio dell’isolamento.

   I dati si riferiscono sia ai casi segnalati un mese prima dell’isolamento obbligatorio, sia a quelli avvenuti durante l’epidemia. Secondo Revibra, c’è stato un notevole aumento della violenza domestica contro le donne brasiliane “sotto forma di violenza fisica combinata con violenza psicologica, sessuale o amministrativa” e un nuovo picco crescente di violenza contro i bambini “manifestato, in tutti i casi arrivati, in violenza fisica”.

   Un altro aspetto rilevante che Juliana Wahlgren ci ha sottolineato è il numero di casi riguardanti la Convenzione dell’Aia 28, che è la legge internazionale che determina la ricerca e il sequestro di minori al di fuori della loro residenza abituale, quando il passaggio da un paese all’altro avviene senza l’espressa autorizzazione di entrambe le parti dei genitori. Con il confinamento c’è stata una paralisi dei tribunali europei e brasiliani, e questi processi di controversia naturalmente diminuiscono a causa del blocco delle attività, ma, allo stesso tempo, ciò può essere spiegato anche dalla riduzione delle possibilità di viaggio tra continenti, in particolare tra i paesi europei e gli stati americani. 

   I casi in cui il collettivo ha aiutato nel mese precedente alla quarantena erano 21, 9 in meno rispetto ai 30 nel periodo del confinamento da coronavirus, e cioè nel periodo tra il 10 marzo e il 10 aprile. Sono dati significativi, sostiene la fondatrice di Revibra, se si considera che altri dossier aperti, come l’espulsione dall’area Schengen, la detenzione delle donne migranti, la discriminazione nei confronti dei migranti e la violenza nei confronti delle persone lgbti (principalmente ragazze transgender), non rientrano in questi 30 casi conteggiati.

   “C’è stato un aumento di 10 punti percentuali – osserva Juliana Wahlgren – che corrisponde a un aumento complessivo del 26% dei casi di violenza domestica contro le donne”. Un incremento maggiore, del 15%, s’è registrato poi nei casi di violenza contro i bambini, il che corrisponde a un aumento del 50% degli episodi di violenza contro minorenni.

   Oltre a Govibra, a occuparsi del contrasto alla violenza contro le donne c’è anche il collettivo Cabe, che grazie al lavoro di diversi professionisti fornisce alle vittime aiuti e assistenza di ogni tipo. Si pensi che, tramite la rete DialoGar e soltanto durante questa quarantena, i servizi del collettivo hanno raggiunto un pubblico di settantamila persone. Cabe offre corsi di lingua straniera, tre sessioni di meditazione online a settimana, conferenze e dibattiti sulla discriminazione razziale e di genere, monitoraggio psicologico e consulenza legale. Inoltre, per quanto possibile, il collettivo aiuta anche coloro che in questo momento stanno vivendo difficoltà economiche. Finora Cabe si era occupata solo di donne brasiliane in difficoltà, ma con questa pandemia ha esteso i suoi servizi anche agli uomini e persone di altre nazionalità, compresi gli europei in cerca di sostegno, che si rivolgono al collettivo via Facebook e Instagram.

   In questa emergenza coronavirus la solidarietà è andata ben oltre le questioni di nazionalità o genere e si è dimostrata, ancora una volta, universale.

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