Floyd supplica il poliziotto di smetterla, con tutto il suo peso come si può notare in un video diventato virale, l’agente cerca di immobilizzarlo pur sapendo che quest’ultimo non riusciva più a respirare. Tutto questo è accaduto a Minneapolis in Minnesota dove i segni indelebili di altri afroamericani uccisi dalle autorità non sembrano svanire.
Non sono bastate le ultime grida di Floyd che implora di non essere ucciso e ripete che gli manca il respiro, è morto così a 46 anni portando con sé gli abusi perpetrati da chi non sembra avere pietà per le persone afroamericane. Tutto ha avuto inizio quando un negoziante ha chiamato la polizia poiché un uomo ha utilizzato una banconota da 20 dollari falsa, una volta sul posto, gli agenti avrebbero trovato Floyd in macchina “provato” dall’effetto di droghe ed a quanto sostengono si sarebbe rifiutato di uscire dal veicolo. Questo il movente per ammanettarlo, ma quale quello per ucciderlo? Floyd non urla e non si muove più mentre cercano di portarlo via con una barella, morirà pochi minuti dopo in ospedale.
Il sindaco di Minneapolis, Jacob Frey ha dichiarato che quattro poliziotti sono stati licenziati ed ha aggiunto : “essere nero negli Stati Uniti non deve essere una sentenza di morte, la tecnica utilizzata dall’agente viola le regole della polizia”.
Riprendendo le parole del sindaco Jacob Frey, essere neri invece spesso implica una sentenza di morte. Si possono menzionare molte altre vittime ma i più recenti che non hanno avuto giustizia sono il caso di Philando Castile, ucciso a colpi di pistola di fronte alla fidanzata e alla figlia, Eric Garner e l’ultimo risale a Febbraio con Ahmaud Arbery 25 anni ucciso da due americani, padre e figlio. Tutti hanno lo stesso denominatore, morire per il colore della propria pelle e nessun riscatto. Parliamo quindi di Police Brutality e di quanto la repressione delle forze dell’ordine statunitensi sia intrinseca di violenza, abusi di potere e corruzione. Prospera nel momento in cui agli agenti viene permesso di utilizzare una forza distruttiva nei confronti delle minoranze, già di per sé la parte più fragile e marginale della società. La cultura discriminatoria che permea la società americana è veicolata anche attraverso l’azione delle forze dell’ordine, che, assorbendo i valori del contesto di cui sono parte, diventano un agente nel processo di riproduzione delle disuguaglianze razziali.
Il bersaglio centrale sono le comunità afroamericane, ispaniche oggetto ancora di dure discriminazioni. La violenza delle forze dell’ordine non comincia con l’abuso di potere nei confronti di queste persone, inizia quando li vedono colpevoli per il colore della loro pelle, diventa un valido motivo per sospettare ingiustamente di una persona. Una nazione che garantisce l’innocenza fino a prova contraria non può permettere che fatti così dolorosi per l’essere umano vengano ancora attuati, celebrare libertà, uguaglianza e giustizia per tutti è una bugia se a sacrificarsi da innocenti sono uomini e donne neri.
In queste ore molti attivisti e civili sono scesi in strada per manifestare contro ciò che è accaduto a George Floyd, molti personaggi noti e sopratutto politici stanno esprimendo dissenso e sconcerto per la sua morte, Alexandria Ocasio-Cortez- la più giovane donna eletta al congresso degli Stati Uniti- ha reagito con queste parole : ” L’impunità delle violenze commesse dalla polizia è un problema sistemico che dobbiamo risolvere, se vogliamo salvare vite umane. Gli omicidi da parte della polizia sono una delle cause di morte principali per i giovani uomini neri negli Stati Uniti, il rischio di essere uccisi per loro è di 1 su 1000. E’ terrificante e indifendibile”.
L’omertà spesso uccide più delle violenze, tutte le forze dell’ordine alimentano il sistema razzista quando mantengono il silenzio e si rifiutano di denunciare la violenza da parte dei loro colleghi nei confronti delle persone di colore. Il muro di omertà se non verrà abbattuto e non saranno inseriti programmi di rieducazione civile e morale, porterà al fallimento del sistema, coinvolto da scontri per l’ennesima volta nella storia tra bianchi e neri.