Le forze dell’ordine in Burkina Faso stanno seminando il terrore nel nord del paese durante delle operazioni per combattere il terrorismo, commettendo massacri in alcuni villaggi con il pretesto della lotta contro i terroristi. Almeno due casi sono già stati elencati da Amnesty International, rispettivamente nelle località di Sollé e Djibo.
“Quasi 200 persone, tra cui sfollati interni, sono state vittime di omicidio in modo illegale oppure di scomparsa forzata entro i mesi di febbraio e marzo 2020. Alcune decine di persone civili sono state arrestate in maniera arbitraria, e tutt’oggi nessuno ha ancora notizie di una parte di queste persone”, dichiara Amnesty International in un nuovo rapporto pubblicato mercoledì 10 giugno. Secondo l’ONG, alcuni omicidi commessi dai soldati sono esecuzioni extragiudiziali, inoltre molte delle persone sfollate fanno parte delle vittime.
Il rapporto si intitola ‘They Executed Them and Brought the Rest with Them’ (Ne hanno uccisi alcuni ed altri sono stati portati via con loro): le popolazioni civili nel Sahel sono in pericolo e si richiamano i governi del Burkina Faso, Mali e del Niger per porre un termine alle impunità riguardo le violazioni regolarmente commesse dalle forze di sicurezza contro le popolazioni non armate e fare in modo che le operazioni delle forze di sicurezza siano in conformità con i diritti umani e con il diritto internazionale umanitario. In Mali e in Burkina Faso, dove la situazione è quella di un conflitto armato non internazionale, gli omicidi commessi deliberatamente su civili disarmati per mano delle forze di sicurezza potrebbero essere considerati di crimini di guerra.
“L’insicurezza regna nel Sahel, dove la popolazione è intrappolata fra attacchi di gruppi armati e le operazioni militari in corso. Sappiamo che l’esercito procede ogni volta con decine di arresti arbitrari, e purtroppo alcune persone fra quelle arrestate non ritorneranno mai più e ignoriamo anche la grandezza reale delle violazioni commesse dalle forze di sicurezza”, ha dichiarato Samira Daoud, direttrice per l’Africa occidentale e centrale di Amnesty International.
Per quanto riguarda il Burkina Faso, Amnesty International ha raccolto delle informazioni sulle violazioni in flagranza dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza nel periodo tra marzo e aprile 2020. Tre casi sono stati segnalati; il primo a Sollé (regione del nord) “Issouf Barry, consigliere locale Sollé, Hamidou Barry capo del villaggio di Sollé e Oumarou Barry membro della famiglia reale sono stati prelevati nelle loro abitazioni a Ouahigouya il 29 marzo 2020.
Secondo un familiare delle vittime, questi tre uomini sono stati arrestati a casa loro dalla gendarmeria. Tutti e tre erano sfollati, che avevano lasciato il posto dove abitavano per trovare rifugio nella città di Ouahigouya, la capitale regionale, a causa di queste instabilità. I loro corpi senza vita sono stati ritrovati da alcuni abitanti del posto il 2 aprile nella periferia della città sulla strada che va a “Oula”, continua nel dettaglio il rapporto “in un altro caso segnalato ad Amnesty International, 31 abitanti della città di Djibo, tra cui 10 persone sfollate, sono state arrestate e uccise il 9 aprile 2020 dal Groupement des forces anti-terroristes( GFAT)” rivela sempre Amnesty International ricordando che i vertici della giustizia militare sono stati incaricati il 10 aprile di indagare sulla vicenda.
