Sabato 6 giugno, nella provincia di latina precisamente a Sabaudia un bracciante si è tolto la vita. La sua storia è stata raccontata da un un sociologo di nome Marco Omizzolo in un articolo pubblicato sul manifesto. Il ragazzo di 25 anni di origini Indiane è stato trovato senza vita da alcuni connazionali che vivevano con lui, impiccato a una corda attaccata in cima alle scale dell’appartamento in cui abitava. Si chiamava Joban Singh, era un lavoratore agricolo nei campi della provincia di Latina. Visibilmente, il ragazzo non ha retto al peso della solitudine e della fatica nel cercare di sistemare la propria posizione lavorativa e legale nel nostro paese.
A raccontare il caso, è Marco Omizzolo come già detto; il sociologo è da sempre impiegato nella lotta contro il capolarato e lo sfruttamento del lavoro agricolo. “Nella sua testimonianza, Omizzolo spiega che il giovane indiano era arrivato in Italia per lavorare dopo aver pagato un biglietto di sola andata a 8mila euro. Si era ritrovato invece a lavorare in alcune aziende agricole nel territorio pontino, ricevendo uno stipendio di poche centinaia di euro al mese a fronte di lunghe ore di lavoro senza nessuna tutela. Sperava di essere regolarizzato, ma nessuno dei padroni ha accettato e cosi il peso del rifiuto si è aggiunto a quello delle condizioni di lavoro da schiavo”, continua nelle sue dichiarazioni.
“E’ accaduto sabato 6 giugno, ancora una volta a Sabaudia in pieno Agro Pontino ha scritto Omizzolo. Nel residence Bella Farnia Mare, proprio davanti ala luogo in cui la cooperativa “In Migrazione” organizzò nel 2015, il primo centro servizi avanzati a tutela dei braccianti indiani”. Questo spiega ancora Omizzolo, è solo l’ultimo caso di suicidio tra i braccianti indiani che si registra sul territorio della provincia di Latina, il 13 dicesimo nel corso di pochi anni.
In Italia molto spesso la voce di questi lavoratori è inascoltata, eppure una buona parte dell’economia del paese è basata sull’agricoltura. I lavoratori agricoli detti “braccianti”, dovrebbero essere tutelati dallo stato ma purtroppo non è questo il caso e continuiamo a registrare giorno dopo giorno tragedie che potevano essere evitate. Questo evento si aggiunge ad un’altra tragedia, pochi giorni fa nel foggiano, un altro bracciante è morto carbonizzato nella sua tenda dove dormiva, dopo aver lavorato tutta la giornata intera per pochi euro all’ora, come abbiamo già raccontato a suo tempo. Vittime su vittime, chissà quante altre vite dovranno essere sacrificate finché si dia vita ai così detti invisibili.
