La legge sulla sicurezza nazionale: mondo libero vs. Cina

Il 28 maggio l’Assemblea nazionale del popolo ha dato il via libera alla legge sulla sicurezza nazionale cinese a Hong Kong. Il testo non era noto fino il 30 giugno ma si sapeva che con questa legge il governo della madrepatria avrebbe potuto prevenire, proibire o punire secessione, interferenze straniere, terrorismo, offese contro la madrepatria, ovvero, in generale, gli atti che possono mettere in pericolo la sicurezza nazionale.

Il 30 giugno la nuova legge è stata approvata ed è entrata in vigore il giorno dopo. Il primo luglio coincideva con il 23esimo anno del ritorno di Hong Kong sotto la sovranità della Repubblica Popolare Cinese. Con questa legge, Hong Kong si allontana da un sistema democratico, autonomo ed occidentale. La legge sulla sicurezza nazionale porta nuove sanzioni, permette di violare le libertà personali e distrugge anche la formula di “un paese, due sistemi” che era stata fondata per far mantenere ad Hong Kong le proprie istituzioni politiche e amministrative fino al 2047, ovvero il 50esimo anniversario del rientro di Hong Kong alla sovranità della Cina.

La legge, per i reati di terrorismo, secessione, sovversione e collusione con forze straniere, prevede pene da due anni fino all’ergastolo. I sospettati delle violazioni più gravi saranno estradati alla madrepatria per il processo, gli altri saranno processati ad Hong Kong da giudici o magistrati scelti, comunque, dalle forze del governo centrale. La legge prevede anche una forza di polizia locale che lavorerà per sorvegliare ogni cittadino in segreto.

Nei mesi precedenti, dopo la pausa a causa della pandemia di coronavirus, i manifestanti nell’ex colonia britannica avevano ripreso le proteste contro la legge sulla sicurezza in dibattito. Le proteste continuano e fino ad oggi sono stati arrestati centinaia di manifestanti pro democrazia. La popolazione lotta ancora contro lo stato di polizia in cui si sta trasformando Hong Kong.

Il governatore di Hong Kong, Carrie Lam, con posizioni politiche pro Cina, aveva annunciato che la legge non avrebbe messo in pericolo le libertà dei cittadini ma, un meccanismo di protezione della sicurezza nazionale ad Hong Kong avrebbe significato solo un ampliamento del potere del governo centrale. In questo modo aveva mandato una chiara risposta agli altri paesi che sostengono la struttura di democrazia e libertà.

L’Ue ha espresso preoccupazione per le libertà e per lo stato di diritto di Hong Kong. Gli Stati Uniti hanno reagito approvando, alla Camera e con unanimità e al Senato, un provvedimento che potrebbe penalizzare le banche che sono in affari con la Cina. Il Regno Unito invece sta considerando la possibilità di vivere e lavorare nel suo territorio, aprendo di fatto la strada per ottenere la cittadinanza, ai possessori del passaporto del Regno Unito (Oltremare).

Menu