Ayman è andato in paradiso

Ci siamo rinchiusi in casa per dirci a vicenda “tutto andrà bene” e darci pacche virtuali sulle spalle, abbiamo appeso e disegnato arcobaleni per dire che” insieme ce la faremo” siamo stati così occupati nel combattere questo virus infame, facendo fronte spesso allo stesso tempo, al dramma che vivevamo all’interno delle nostre case e fuori nei nostri paesi e città. Adesso bisogna guardare fuori e in avanti perché non basta la buona volontà o gli slogan toccanti per far cambiare le persone, tanto meno hanno fatto sciogliere l’odio verso chi è diverso. L’ odio e l’intolleranza si è impregnato ancora di più nelle persone e bisogna fare quadrato per sconfiggerlo. Ci sono quelli che accecati dalla malsana idea di “supremazia di razza” fanno a pezzi la vita di un uomo senza sentire le sue suppliche e quelli che decidono di non salvare una vita perché non ha la sua stessa origine, come è successo in Israele poco più di un mese fa con il ritrovamento del corpo senza vita di Ayman Safiah.

Ayman Safiah nato a Kufir Yassif in Palestina, fu il primo ballerino di danza classica palestinese è stato nominato il “Billy Elliot” arabo. Grazie a una borsa di studio ha fatto carriera alla Rambert School of Ballet in Inghilterra, a 21 anni in un’intervista con la BBC ha dichiarato che il suo desiderio di studiare danza “era oltre la comprensione dei suoi compagni di scuola”. Adesso non c’e più.

Ayman stava nuotando con degli amici ed è stato travolto dal mare, scomparendo sotto le onde. I suoi amici si sono rivolti di corsa alle autorità israeliane per chiedere aiuto, loro come risposta hanno chiesto prima di tutto le sue origini, volevano sapere se fosse arabo o ebreo. Questo dopo che anche chi avrebbe dovuto venire a pagare il suo riscatto ha smesso di cercarlo in seguito alla scoperta delle sue origini palestinesi, l’opportunità di essere salvato è stata vana, una situazione dettata dalle sue origini arabo-israeliane, secondo i suoi giudici . Il suo corpo senza vita è stato ritrovato dopo 3 giorni dai volontari vicino al villaggio di Tantura in Israele.


Ayman aveva 29 anni e suoi amici in Cisgiordania non riusciranno ad andare al funerale perché il regime israeliano non rilascia permessi per autorizzarli. Ayman, che vuole dire”il fortunato” in arabo, aveva aperto una scuola di danza per seguire e supportare i ragazzi che come lui avevano trovato una passione nella danza.

Riposa in pace Ayman, fa buon viaggio in paradiso, da quaggiù continueremo la lotta per fare fronte a l’intolleranza e la divisione umana, perché la solidarietà è un scelta di vita non un slogan.

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