Bruno Candé Marques, 39 anni, è stato colpito il 25 luglio, alle 14, da quattro colpi, sparati da un uomo di circa 80 anni con il quale la vittima aveva già avuto diverse discussioni nell’ultima settimana. L’omicidio è avvenuto a Moscavide, nella regione di Lisbona, non lontano da dove viveva. L’uomo è stato arrestato dalla polizia. L’attore lascia tre figli: due ragazzi, di 5 e 6 anni, e una bambina di 2 anni.
Bruno è nato in Guinea-Bissau ed cresciuto a Casa Pia a Lisbona, dove ha iniziato a fare teatro. Nel 2010 è entrato nella compagnia Casa Conveniente. Due anni fa, fu investito da una bicicletta e cadde in coma. L’attore si riprese, contro le aspettative dei medici, ma rimase con gravi sequele sul lato sinistro del corpo e difficoltà di mobilità. La sua compagnia di teatro stava preparando uno spettacolo che sarebbe servito come omaggio alla sua guarigione.
L’omicidio di Bruno Candé Marques è stato “premeditato e razzista”, accusa la famiglia dell’attore, in una nota: “Il suo assassino lo aveva già minacciato di morte tre giorni prima, pronunciando diversi insulti razzisti diretti a Bruno stesso e alla sua famiglia. Alla luce di questa circostanza, il carattere premeditato e razzista di questo crimine atroce è evidente”. In effetti, prima di sparare, l’assassino avrebbe detto: “Torna nella tua terra, fottuto nero”.
“SOS racismo” chiede giustizia per un “crimine motivato dal punto di vista razziale”.
SOS RACISMO è un’associazione portoghese senza scopo di lucro che esiste dal 1990 e “propone una società più giusta, equa e interculturale in cui tutti, nazionali e stranieri, con qualsiasi tono della pelle, possano godere degli stessi diritti di cittadinanza”. L’associazione inoltre “assume posizioni pubbliche contro tutti gli atti razzisti, o quelli che promuovono il razzismo, e promuovono misure concrete, sia attraverso la presentazione di proposte, in vista dell’inclusione socio-economica delle minoranze etniche in Portogallo, sia attraverso la contestazione di leggi, per quanto riguarda gli stranieri, quando sono razzisti e xenofobi”.
Secondo l’associazione, in Portogallo, il 2019 e il 2020 sono stati anni di intenso dibattito pubblico sulla questione razziale. Il paese ha assistito a diversi casi, in particolare gli attacchi al quartiere Giamaica, la morte dello studente capoverdiano Luís Giovani a Bragança, gli attacchi a Cláudia Simões in Amadora, gli insulti al giocatore di calcio Moussa Marega e la massiccia manifestazione di sabato 6 giugno scorso.
In nota, l’associazione dice che la legge portoghese 93/2017 avrebbe dovuto superare l’inefficacia degli ultimi 20 anni del quadro giuridico per la lotta alla discriminazione razziale. “Ci si aspettava, tra le altre cose, di ampliare la gamma delle discriminazioni punite, di aumentare la capacità di deterrenza attraverso l’applicazione delle ammende previste e di rafforzare la responsabilità pubblica da parte della Commissione per l’uguaglianza e contro la discriminazione razziale – CICDR). Ma l’inefficacia del CICDR è tale che, ad esempio, delle 1399 denunce ricevute tra il 2005 e il 2018, solo il 24% (circa 340) ha portato all’apertura di un reato amministrativo e solo l’1,7% (25) delle denunce iniziali è risultato in una convinzione “.
Inoltre, i risultati del progetto di ricerca COMBAT, del Centro di Studi Sociali dell’Università di Coimbra, segnalano un scenario ancora più critico. I risultati mostrano che, negli ultimi 10 anni, non vi è stata condanna delle 75 denunce presentate contro le forze dell’ordine per razzismo. Anche secondo questa indagine, solo il 5,8% di tutti questi casi ha comportato una sentenza effettiva e il valore medio delle ammende inflitte è trascurabile, attestandosi a 731 euro.
Per la sociologa angolana Luzia Moniz, in una intervista per il Deutsche Welle Africa (18/06/2020), il razzismo in Portogallo è un problema strutturale e istituzionale che esalta la disuguaglianza razziale. “In una società che afferma di essere democratica, non possono esserci disuguaglianze di alcun tipo: genere, etnico-razziale o territoriale. È necessario che, nella società portoghese, la lotta sia condotta in questa prospettiva, coinvolgendo poteri pubblici e politici”. Lei si riferisce, in particolare, al Governo e alla Presidenza della Repubblica Portoghese, che, riconoscendo il fenomeno del razzismo, deve articolare programmi politici: “È necessario trovare soluzioni politiche e, per adottarle, è necessario prima sapere chi è discriminato – dove sono e cosa fanno”, spiega.
Il razzismo uccide e dobbiamo combatterlo: è urgente.