La tendopoli di San Ferdinando chiude i battenti: gli invisibili restano tali.

Un volantino appeso tra i tendoni comunica che i migranti dovranno lasciare il campo entro il 15 Agosto, così il sindaco Andrea Tripodi ha annunciato la fine della loro permanenza. Si è sempre parlato di sistemazioni temporanee, che non hanno mai avuto una fine. Appesi alla speranza di trovare una casa i braccianti africani restano per l’ennesima volta intrappolati tra le peripezie burocratiche e l’inefficienza di un sistema di accoglienza che possa garantire una dignità. Vincolato dai costi il sindaco ha preso questa decisione, ma quali soluzioni alternative pervengono?

Se da una parte impediscono accampamenti spontanei, dall’altra tolgono il diritto di vivere dignitosamente. Bisogna dare una risposta all’esigenza di alloggio degli stagionali, c’è bisogno di una normativa che garantisca un’equa distribuzione del valore aggiunto nella filiera agricola, l’appello è rivolto al presidente della regione e alla Prefettura a loro si chiede di definire la gestione di questi flussi di manodopera. Senza il terzo settore la solitudine dei migranti avrebbe ripercussioni ancor più gravi, non si può combattere da soli poiché le risorse sono limitate nonostante l’umanità invece sia infinita. I lavoratori si spostano di campo in campo condizionati dalla loro situazione di ricattabilità, pagati a 3 euro e dormono in 7 o in 8 nonostante l’emergenza sanitaria che ha investito L’Italia, per loro il distanziamento non esiste, se non quello con le istituzioni. 

Il sindacato ha proposto di istituire un fondo di garanzia finanziato dalla Regione per supportare i braccianti nell’affitto di una casa, tutelando allo stesso tempo i locatari, parole che non hanno mai avuto un peso nonostante in Italia ci siano oltre sette milioni di case disabitate o inutilizzate perché abbandonate, si trovano prevalentemente nelle campagne in zone boschive o montagne. Si continua a costruire senza sviluppare concreti piani di ristrutturazione e recupero di questo patrimonio mobiliare di cui potrebbero giovare milioni di italiani e cittadini stranieri lasciati ai margini che invocano un briciolo di rispetto. C’è bisogno di raccontare chi fa meno notizia perché nel nostro sottosuolo interculturale il rumore che si sente è assordante, il bisogno di aiuto non può essere negato in uno stato di diritto come il nostro. Nonostante il Decreto Rilancio, solamente il 5 o 6% dei lavoratori agricoli potrà usufruire del decreto sull’emersione, per il resto dei lavoratori lo sfruttamento, il caporalato e il lavoro nero rimarranno l’ostacolo più buio che abbraccia con fermezza l’incapacità di uno Stato di risanare la mera dignità. 

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