La partecipazione politica come atto pubblico di implicazione civica, a prescindere dalla latitudine e longitudine partitica, è un fatto positivo. A maggior ragione in un quadro sociale, come quello attuale, disorientato e sempre più sfilacciato che vede l’affermazione dell’individualismo come negazione e non come esaltazione del comunitarismo. L’egemonia politica culturale per cui si ha torto, a prescindere dalle ragioni e per il solo fatto di dissentire, è il vero male che mina la preservazione di una comunità solidale.
A seguito delle numerose critiche rivolte a Cristine, meglio nota come Scandroglio Mariam, candidata con la “Lega con Salvini” a sostegno di Caldoro come Presidente della Campania, mi sono sentito indignato e non ho esitato a prendere carta e penna ed esplicitare tutta la mia disapprovazione. Ciò che mi muove non è il fatto che sia una cara amica quanto per difendere gli ideali, di amici e compagni.
Quando mi risponde al telefono, al mio tentativo piuttosto goffo di rassicurarla, mi risponde con la solita voce energetica- squillante e alla fine è lei a rinfrancarmi. Dalla sua voce è innegabile una certa amarezza di quanto sta accadendo soprattutto dovuto al fatto che, credendo nel valore assoluto delle persone e nel principio della diversità, ha sempre assunto le sue posizioni politiche come postura pubblica perché dietro l’apparente istintività ha sempre meditato con cura le sue scelte, e se le idee non avessero corrisposto a lei dal punto di vista morale non le avrebbe assunto. Si aspettava infatti critiche di merito.
Senza retorica, avendo intuito la ragione della mia chiamata decide di affrontare di petto l’annosa questione. L’impegno dei “neri” in politica.
Il confronto diventa avvincente e ci accingiamo a questa conclusione:
Il colore della pelle non può essere esaltato a valore né tanto meno banalizzato a storia comune che non racchiuderebbe la complessità di abbigliarla nella vita di tutti giorni, alle poste, sui mezzi pubblici finanche sul luogo di lavoro.
Bisogna sottrare la questione alla semplificazione paternalistica di chi vuole standardizzarla in una categoria sociale uniforme, a prescindere dall’intenzione “negrofobica”.
Il livello di amicizia innalza il confronto ad un confronto introspettivo;
Io sono nato in Ruanda e sono cresciuto nel Lazio mentre lei è nativa della Costa D’Avorio ed è cresciuta in Lombardia. Aldilà delle origini diverse, differenti sono anche i nostri destini. Ci conosciamo nell’ambito del Summit Nazionale delle Diaspore e la vicendevole curiosità ci porta a coltivare una amicizia reciproca che trova linfa su una stima reciproca. Il legame si è sempre articolato sulla netta distinzione che tra storia e memoria c’è una netta differenza. Abbiamo interiorizzato un concetto degli storici e cioè che la memoria poggi su fatti concreti che suscitando una forte emozione si tramutano in una esperienza personale, mentre la storia estrapola il fatto dalla sua dinamica emozionale restituendola scarnamente per il suo avvenimento. Ecco perché con pudore, e non per mancanza di coraggio, alcuni temi di questa storia le abbiamo affrontate codificandole con gli strumenti a nostra disposizione, desti da questa distinzione.
Ci affanniamo ad affermare la diversità della composizione del continente Africano – non è un paese ma un continente – quanto spesso, sollecitati dagli eventi, ci facciamo trascinare dall’emozione – la memoria- e commettiamo il medesimo errore eurocentrico della lettura della storia. Cristine non è solo un’Africana che si è candidata con la lega ma una donna lombarda nata in Cote d’Ivoire che si implica politicamente con la lega.
La laicità repubblicana, valore costituente della nostra democrazia, deve permettere a chiunque si riconosca nei valori fondamentali della nostra costituzione di poter implicarsi e divenire agente politico del nostro paese.
Partendo da questo assunto le critiche che un’Africana, per giunta nera, non possa candidarsi con la lega, aldilà della ferocia è quanto meno da stigmatizzare come un’affermazione illiberale. Quello che è rimasta a lei di tale accusa è un forte giudizio di valore nei suoi riguardi che nulla ha a che fare la libertà di espressione e di giudizio, altro principio fondante espresso dalla nostra costituzione, dal giusnaturalismo, e che affermazioni di questo tipo echeggiano modelli arbitrari. Diverso a suo avviso sarebbe stata la critica di merito alle sue idee, al programma politico della lega, contribuendo ad una discussione franca e simmetrica diversamente dall’ erigere un plutone d’esecuzione di critiche cariche di rabbia, alcune figlie di esperienze personali e altre gratuite e pretestuose, che ledono e feriscono la nostra già fragile repubblica.
“È indubbio che nel nostro paese ci siano persone che hanno dovuto subire un pregiudizio per l’origine e/o background culturale e che la politica, tutta, è silente all’argomento. Ciononostante, in alcun modo, non autorizza e/o legittima l’uso di alcune espressioni ingiuriose. La libertà dell’uso della parola non può in alcun modo essere confuso con la libertà di parola.”
La nostra rivoluzione per un nuovo umanesimo deve trarre ispirazione dai fondamenti della costituzione, e soprattutto passa dall’intransigenza dei suoi principi.
Quando ci lasciamo al telefono rimango quantomeno perplesso riguardo a come confezionare e chiudere la nostra conversazione in un articolo. Non vi nego che tra le persone che più stimo e con le quali mi paragono spesso non si siano lesinate dall’esprimere dure opinioni a riguardo, ma confido che questa nostra conversazione possa contribuire al dibattito ed incanalare questa vicenda lungo i binari appropriati e cioè dal sentimentalismo ad una storia che desti sentimento.