“Gli omosessuali hanno diritto a essere parte della famiglia. Sono figli di Dio e hanno il diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere respinto, o emarginato a causa di questo. Quello che dobbiamo fare è una legge per le unioni civili. Hanno il diritto di essere coperti legalmente. Mi sono battuto per questo.” Queste sono le parole di Papa Francesco dette nel documentario “Francesco”, mostrato alla Festa del Cinema di Roma, fatto dal regista russo Evgeny Afineevsky. Il documentario parla della pandemia, dell’emergenza ecologica, degli abusi sessuali, delle migrazioni, del razzismo e delle ingiustizie.
La dichiarazione della posizione presa dal Pontefice di avere diritto ad una famiglia delle coppie composte dello stesso sesso può essere un vero passo avanti per l’inclusione e la fine delle discriminazioni subite dalle coppie gay. Il Papa non aveva dichiarato pubblicamente il suo riconoscimento di un bisogno di tutelare lo status delle coppie omosessuali ma nel luglio 2013 aveva detto “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?” Per il Papa siamo tutti uguali, ugualmente importanti e dignitosi perché siamo tutti i figlio di Dio. Lui con questo ragionamento ci dimostra di essere un vero leader a nome dell’umanità in questi tempi dove incontriamo ogni giorno discriminazioni. Ci troviamo davanti ad una prova di cambiamento senza precedenti e non è da dimenticare l’impatto che avranno queste parole nei paesi cattolici dove le persone Lgbtqi subiscono discriminazioni giornalmente.
Il diritto ad essere parte di una famiglia però non è un discorso semplice che finisce con il tutelare legalmente le coppie dello stesso sesso. In Italia infatti le unioni civili sono riconosciute per leggere dal 2016 ma per le coppie dello stesso sesso che sognano di avere una famiglia allargata c’è ancora una lunga strada per il riconoscimento del diritto di adozione o fecondazione medicalmente assistita.
In un caso recente, la Corte Costituzionale ha respinto la questione di legittimità sollevata dal Tribunale di Venezia riguardante la legge sulle unioni civili e il decreto sugli atti dello stato civile. Secondo la Corte, “Il riconoscimento dello status di genitore alla cosiddetta madre intenzionale – all’interno di un rapporto tra due donne unite civilmente – non risponde a un precetto costituzionale, ma comporta una scelta di così alta discrezionalità da essere per ciò stesso riservata al legislatore, quale interprete del sentire della collettività nazionale.”
La legge sulle unioni civili non permette alle coppie dello stesso sesso di avere una possibilità di godere pienamente il diritto ad una famiglia, nonostante al fatto che la Costituzione e la legge 40 del 2004 che dice: “I nati a seguito dell’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli legittimi o di figli riconosciuti della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche medesime” creando la base del diritto sia per la coppia sia per il bambino.
Abbiamo veramente bisogno di veri leader che valorizzino l’amore e abbiano il coraggio di portare modifiche all’ordinamento esistente per garantire i diritti di milioni di persone.