Il 29 ottobre di 97 anni fa è nata la Repubblica di Turchia. Il popolo turco, organizzato sotto la giuda di Mustafa Kemal, che più tardi otterrà il cognome di Ataturk, il padre dei turchi, ha resistito e combattuto nella Guerra d’indipendenza che è durato dal 1919 al 1922 che ha seguito la sconfitta dell’Impero ottomano nella Prima guerra mondiale e l’occupazione dell’Anatolia degli Alleati.
Durante la Guerra, nel 1920, sotto la monarchia costituzionale dell’Impero ottomano, è stata fondata la Grande assemblea nazionale dal Movimento nazionale dei turchi. Alla prima Assemblea del popolo turco è stato eletto come presidente Mustafa Kemal. La Legge Fondamentale per l’Organizzazione, detta anche Prima costituzione, è stata adottata nel 1921 e dichiarava che la sovranità apparteneva al popolo e ed era esercitata dalla Grande Assemblea. Nel 1922 il sultanato veniva definitivamente abolito. Questo governo ha firmato il Trattato di Losanna nel 1923 e con questo trattato di pace sono stati ridefiniti i confini della Turchia. Il 29 Ottobre dello stesso anno è stata fondata la Repubblica della Turchia e Mustafa Kemal veniva eletto come primo presidente.
La Turchia di Ataturk si è basata sulla razionalità, sulla scienza e su una mentalità occidentale. Lo stato era fondato sulla sovranità nazionale, sulla salvaguardia del benessere dei cittadini. La laicità era un pilastro fondamentale al punto che, una delle prime azioni del nuovo Parlamento, era stata quella di abolite il califfato nel 1924.
Oggi dopo 97 anni dalla fondazione del paese, la Turchia è governata da politici che rappresentano proprio l’opposto dei principi fondamentali del paese. Le fondamenta laiche del paese sono sempre più in pericolo. L’economia è sempre di più in difficoltà. Ogni settimana la Lira turca fa il record in negativo e la caduta ormai sembra impossibile da fermare. Il potere di acquisto dei cittadini, considerando anche i disagi imputabili al coronavirus, è sempre più basso. Come viene riportato dai media locali, secondo gli ultimi report, il 38 per cento delle famiglie hanno difficoltà anche per la spesa. Il 10 per cento delle persone hanno una difficoltà estrema nel mantenere le proprie famiglie. Questo dato è 5 volte maggiore rispetto a due anni fa. Quasi la metà dei cittadini dichiara di avere difficoltà nel mantenersi.
C’è un altro aspetto importante che ha un effetto negativo anche sull’economia. Una famosa frase di Ataturk diceva: “Pace in patria, pace nel mondo”. Negli ultimi anni, invece, il governo turco ha svolto operazioni militari nei paesi come Siria e Libia. In più, il paese ha scontri anche con diversi Paesi europei. Il cambiamento della politica estera, sempre più offensiva, della Turchia di Erdogan rende il paese sempre più isolato ogni giorno ed è innegabile che siano i cittadini a pagarne il prezzo anche economicamente.
Per quanto riguarda il lavoro dei media in Turchia, secondo l’Indice sulla libertà di stampa del 2020 redatto da Reporter senza frontiere, che basa sul pluralismo, l’indipendenza dei media, la qualità del quadro legislativo e la sicurezza dei giornalisti, la Turchia è 154esima su 180 paesi. Nel mese di ottobre una coalizione di undici gruppi in difesa dei diritti umani, dei giornalisti e della libertà di stampa internazionale, hanno pubblicato una dichiarazione sulla preoccupante situazione nel paese che continua a peggiorare. Non solo la libertà dei giornalisti e dei media, ma anche il controllo sui social network aumenta sempre di grado non lasciando spazio alla libera espressione.
I Turchi in tutto il mondo sperano di ritornare ai tempi in cui il principio di legalità e di giustizia nel paese era centrale e la democrazia veniva esercitata con uno sguardo all’Occidente; dove c’era la forte distinzione fra le istituzioni pubbliche e la religione. “Pace in patria, pace nel mondo” non era solo una frase; il benessere dei cittadini era una priorità. Viva la Repubblica!