Civiltà a rischio: l’umanità va in fiamme

Rispetto ai principi non negoziabili dei diritti dell’uomo, il silenzio assordante degli ultimi mesi di fronte all’immane tragedia consumata nel campo dei migranti di Lesbo in Grecia, come anche la banalizzazione ed il relativismo che ci ha contraddistinti nell’approccio al fenomeno migratorio ci rende tutti complici.

Sono risultati evidenti: la profonda inadeguatezza nell’affrontare un fenomeno tanto complesso, e l’incapacità degli strumenti di legge di far fronte a questa condizione, nonché la manchevolezza di donne e uomini chiamati ad interpretare e governare con diligenza e responsabilità.

 Dietro l’affermazione che l’Europa è assente si celano responsabilità precise, di cittadini burocrati a cui auguro che la sentenza della storia sarà più clemente della evidenza della cronaca.    

Alla comune affermazione a cui si appellano i “banalizzatori” del fenomeno, ovvero : “l’Europa non può accogliere tutti i migranti…” dobbiamo anteporre, a tratti imporre, i freddi numeri che esprimono il flusso sulla base della quale si generano le diverse preoccupazioni se pur comprensibili, non dimenticando la disciplina giuridica, la dottrina morale della tradizione delle nostre istituzioni, lo spirito delle nostre leggi.  

Al nichilismo imperante, vera sfida della nostra epoca, dobbiamo contrapporre una visione radicata dei principi delle nostre leggi senza trascurare la morale sociale.

Ai politici/governanti il compito di amministrare i nostri destini e la nostra sorte, ma in nessun caso  il compito di governare sulla nostra esistenza umana. Sarebbe una blasfemia in qualunque religione.

Dobbiamo distinguere la questione umanitaria da quella securitaria. La radice giuridica su cui fondano le nostre istituzioni è di ispirazione dei principi del giusnaturalismo che non ammettono ne possono tollerare l’arbitrarietà di uno stato di fronte ad una crisi umanitaria.

A noi sta la facoltà di indignarci e pretendere che la nostra civiltà non venga compromessa dall’indifferenza. L’impegno delle istituzioni che ci rappresentano è propedeutico alla sua ragion d’essere. L’assenza delle stesse è lacerazione, è una infezione dei fondamenti della nostra democrazia. La statura di una civiltà si misura dalla sua capacità di far fronte ad una tragedia umana e non esserci stati ravvisa una responsabilità oggettiva nella perpetrazione del crimine contro l’umanità. Dobbiamo essere franchi ed onesti intellettualmente nell’affermare con umiltà la complessità del fenomeno, ma contestualmente dobbiamo essere vigili, fermi e determinati per fare in modo che questi soprusi non avvengono sotto i nostri occhi e sotto il nostro cielo. Ancora prima di capire le ragioni del fenomeno mettiamo in sicurezza le vite umane, perchè ne va della nostra umanità e civiltà.

Il menefreghismo, vera causa che ammala il cuore dell’uomo, è la vera questione che attanaglia il nostro tempo. Il campo profughi più grande d’Europa, la ferita più grande della nostra civiltà che brucia, non è solo l’espressione di un nefasto destino ma la crisi di una coscienza giuridica, di una coscienza umana che è rovente, e di una dignità che si è erosa. Dopo giorni di disperazione non trovando dimora alle loro speranze, alla loro disperazione e alla fatica fisica gli sfollati giacciono sul freddo marmo del cimitero estenuati e senza forza, abbandonando anche le loro illusioni.

La nostra indifferenza ha fatto si che i cimiteri si popolassero di persone vive. Abbiamo contribuito a mortificarenon solo la dignità di donne e uomini ma abbiamo privato i bambini, figli della nostra comunità, della desiderabilità di un futuro migliore.

L’aspirazione universalistica dei diritti dell’uomo rischia di frantumarsi di fronte al muro dell’egoismo per cui davanti alla scelta tra un compatriota e l’umanità si è scelto il primo. È ancora più strano che questa vicenda si perpetui nella terra considerata da molti come la culla e la musa della democrazia.

In tutta risposta le autorità locali, espressione della nostra risposta inerme, rispondono scagliando la polizia antisommossa con gas lacrimogeni. Oltre 11 mila persone rivendicano di voler essere visti per la loro dimensione umana ancor prima che per quella di titolari di diritti. A noi un sussulto di umanità, che non necessariamente deve coincidere con il senso comune ma il buon senso, per tutelare la nostra umana civiltà.

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