Il rapporto dell’ONU sulla guerra in Mali

Un rapporto delle Nazioni Unite uscito a metà dicembre 2020 al Consiglio di sicurezza accusa l’esercito Maliano di “crimini di guerra” e dei gruppi armati di “crimini contro l’umanità”.

La commissione internazionale sul Mali guidata dall’ONU ha fatto un rapporto sulla situazione di sicurezza in Mali dove ha accusato l’esercito Maliano di aver commesso dei “crimini di guerra” e dei gruppi armati di “crimini contro l’umanità”, ha fatto sapere l’AFP. Come notiamo nel rapporto i militari dello stato Maliano non sono gli unici accusati ma risultano fra i primi; nel rapporto scritto, la commissione dichiara di aver raccolto “delle motivazioni ragionevoli” di credere nelle accuse avanzate contro le due parti sopracitati. La commissione preconizza la creazione di una corte specializzata nei crimini internazionali.

Questa commissione dell’ONU è stata stabilità nel gennaio del 2018 ed è composta dalla svedese Lena Sundh, dal camerunese Simon Munzu e del Mauriziano Vinod Boolell e ha fatto le inchieste fra il periodo del 2012 e 2018. A metà dicembre, ha dato il suo rapporto al segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres che l’ha trasmesso ai 15 membri del Consiglio di sicurezza.

Nel 2012, i soldati Maliani avevano fatto un colpo di stato e avevano preso il potere nello scopo di bloccare i ribelli indipendentisti e i jihadisti nel Nord del paese ma poi si è visto che il Mali è precipitato in una crisi che dura tutt’ora.
Il rapporto dettaglia in modo cronologico 140 casi dove sono stati commessi dei crimini; si trattano di abusi che hanno causato migliaia di vittime: morti, feriti, torturati, sfollati…

Fra il 2012 e il 2013, le forze di sicurezza e di difesa si sono resi colpevoli di “uccisioni” particolarmente mirati ai membri delle comunità touareg e arabi perché accusati di far parte dei ribelli touareg indipendentisti e dei gruppi jihadisti.

Il rapporto cita soprattutto il massacro di tre gendarmi Touareg il 2 aprile 2012, 16 pescatori arabi il 9 settembre e altri 15 persone sospettati di essere membri di gruppi jihadisti l’11 gennaio 2013. Uno dei crimini presunti è stato commesso durante un operazione congiunta nel centro del Mali fra le forze antijihadisti francesi Barkhane e l’esercito del Mali e del Burkina Faso nel 2017.

Durante quest’operazione, i militari maliani dovevano perquisire dei villaggi vicino a Mondoro (al confine del Burkina Faso). Il 2 maggio verso le 16, tante persone principalmente uomini di etnia Peul sono stati arrestati nei villaggi di Monikani e Douna dai militari maliani.

Portati nel campo militare della città di Sevare, sono stati picchiati in modo violento dai soldati del paese con dei bastoni per forzarli ad ammettere che facevano parte dei gruppi armati estremisti minacciando di ucciderli se quest’ultimi non dovessero confessare. 3 di loro sono morti.

Tanti firmatari dell’accordo di pace, tra cui ex ribelli del movimento nazionale della liberazione dell’azawad (MNLA) e dei gruppi armati pro governi (Gatia e MAA-piattaforme) sono anche loro responsabili di “crimini di guerra” secondo la Commissione.

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