Il Black Post è la mia casa, è il mio lavoro, il mio posto sicuro dove siamo tutti uguali, come le stelle che vediamo quando il cielo è limpido, gli articoli che scriviamo sono come stelle che fanno parte di una costellazione che ci unisce nel grande universo migrante e le costellazioni possono rappresentare anche i viaggi che ogni uno di noi migranti ha impreso per arrivare in Italia, questa è una proposta molto accattivante presentata da un incantevole progetto accaduto poco fa.
A riguardo c’è da dire che tante volte quando scrivo mi viene il impulso di fare denuncia, perché fare denuncia è doveroso, serve avere gli occhi ben aperti per non fare sfuggire al nostro nasso le ingiustizie di qui, noi, migranti, siamo oggetto, ma sento che il nostro fiuto deve impegnarsi tanto per localizzare i segni di vicinanza e di inclusione che ci propone il territorio che ci circonda, è per quello che quest’oggi voglio raccontarvi cosa è successo nella Abbazia benedettina di San Paolo d’Argon a Bergamo; un sito che è bello perché c’è qualcuno che lo guarda e testimonia la sua bellezza, una costruzione storica che potrebbe restare un posto qualunque senza le persone che con i loro occhi percepiscono la sua utilità e magnificenza, ha bisogno di essere raccontato da chi lo vive per non rimanere carente di anima senza la storia di essi. L’Abbazia è un complesso dove si costruiscono dei percorsi interculturali e si cerca di dare testimonianza di chi ha fatto il lungo e faticoso viaggio di migrante, e in questi tempi un modo piuttosto bello di essere vicini è riempire i suoi spazi con l’essenza della fratellanza che sboccia nel Natale.
Appare come qualcosa di magico e ideato per edificare con mattoni forti, i ponti di cui abbiamo bisogno per portare avanti la nostra camminata verso l’inclusione, e in questi giorni dove tutti siamo alla ricerca di speranza ha portato avanti un esercizio natalizio che ci ha scaldato il cuore, con la premessa che essere distanti non vuole dire essere da soli, in un aprire e chiudere di occhi si son messi in gioco i rappresentati delle comunità cattoliche e multiculturali a Bergamo per innalzare un’installazione natalizia piena di colore, folclore e pietanze prelibate: la comunità Eritrea che congiunga il senso del natale nel suo pane condiviso, la comunità Latinoamericana piena di colore e atmosfera andina, la comunità Africana francofona che ci condivide i suoi tessuti con i disegni di festa, l’africana anglofona con il suo presepe e il suo simbolo sacro; la comunità Ucraina che ci fa vedere il percorso della gioia con la sua stella fluttuante, la de Sri Lanka e i Tamil che condividono la luce calda di una lanterna guida, la comunità Croata con la sua offerta per i buon raccolto, la Messicana con la sua pignatta a forma di stella e stelle di natale, la Filippina con la sua splendida e colorata lanterna a forma di stella di carta velina… una mostra di alcune comunità migranti che hanno trovato una coperta calda nella Diocesi di Bergamo e sono stati convocate dal progetto Fileo che fa parte dell’Ufficio per la pastorale dei Migranti e che centra il suo lavoro sull’amore dell’amicizia e della fraternità.
Queste comunità, che nel travolgere la sua vita e le sue abitudini dopo la migrazione e l’abbandono della terrà natale, hanno trovato un modo di non disperdere la loro identità, con la condivisione delle loro tradizioni, facendo vedere come è rappresentato nel suo cuore il Natale, sono riusciti a tessere un filo conduttore tra la sua diversità e diventare più uniti, come una costellazione. E le costellazioni non appaiono nel mio discorso per caso, uno dei simboli che si ripete costantemente, nelle installazioni ricreate nella Abbazia delle singole comunità, sono le stelle che poi si collegano in Costellazioni, progetto iniziato due anni fa, dove l’idea è fare un disegno delle tappe dei viaggi di chi è arrivato a Bergamo come MIGRANTE, rappresentate da stelle e con striscie luminose si uniscono le stelle per creare le costellazioni di traiettorie uniche, portatrici delle storie di persone reali che nell’allestimento del natale multiculturale sono apparse fluttuando tra gli archi del porticato centrale dell’Abbazia, portandoci la luce per illuminare i nostri passi e si riesce a vedere che l’altro e di un’origine lontano geograficamente è che allo stesso tempo condivide la tappa finale del viaggio, e chi è in possesso dei segni che valorizzammo ci fa sentire accompagnati, capiti, fraterni… queste è il senso del Natale; anche se per qualcuno il Natale è il 25 dicembre, per altri è il 7 gennaio, per altri i tempi di ringraziare e condividere si chiama Kwanza e comincia il 26 dicembre, per altri il 29 di Ottobre del 2020 è stato il l compleanno del Profeta, o si chiama Hanukkah e dura 8 giorni; e così via, ci sono un arcobaleno infinito di religioni , di modi diversi di vivere l’unione , la fratellanza, di ringraziare per le benedizioni nel mondo terreno, il più meraviglioso è che tutti i colori delle religioni, si vogliamo gli uomini e donne possono trovarsi in un abbraccio di luce, come fanno le costellazioni. Il tutto viene raccontato e raccolto in un video testimonianza intitolato “Qui dove il Natale accade” :
Queste strato del messaggio Urbi et Orbi del Natale 2018 di Papa Francesco e ancora attuale, esempio migliore di quello che deve accadere a Natale, e non solo:
“Fraternità tra persone di ogni nazione e cultura
Fraternità tra persone di idee diverse
ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro
Fraternità tra persone di diverse religioni
Allora le nostre differenze non sono un danno o un pericolo
sono una ricchezza
la salvezza passa attraverso l’amore, l’accoglienza, il rispetto per questa nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture…, ma tutti fratelli in umanità!
Questo Natale ci faccia riscoprire i legami di fraternità che ci uniscono come esseri umani e legano tutti i popoli.”
Auguri a tutti , di luce, di pace e di fraternità.
