Un operazione di lotta contro delle reti di trafficanti di armi è stato fatta in Mali, Niger, Burkina Faso e in Costa d’Avorio permettendo di intercettare decine di migliaia di esplosivi e una grande quantità di carburante di contrabbando, hanno fatto sapere lunedì Interpol e le Nazioni Unite. Ad occuparsi di questa operazione complessa denominata “Kafo” in lingua Bambara e Dioula che significa “agire insieme”, sono 260 uomini e donne. L’operazione è dal 30 Novembre al 6 dicembre negli aeroporti, porti e le frontiere terrestri dei paesi sopracitati.
Il bilancio dell’operazione è stato piuttosto significativo, visto che si osservano il sequestro di 40000 pezzi di dinamite e detonatori destinati ad attività miniere clandestine, la nuova filiera di finanziamento per le organizzazioni terroriste e bande criminali.
Gli investigatori hanno anche sequestrato delle armi da fuoco e migliaia di munizioni ma anche 60000 litri di carburante di contrabbando in Mali e in Niger. Il carburante proveniva dalla Nigeria e sospettato di alimentare la rete di Al Qaida.
Il primo obbiettivo del gruppo “KAFO” è ovviamente lottare contro il terrorismo nella zona dell’africa occidentale che è teatro di violenze generalizzate di ogni tipo soprattutto negli ultimi 10 anni. Lottare contro il terrorismo allo stato attuale non richiede di mandare soltanto militari al fronte ma di mirare fonti di finanziamento e alimentazione delle organizzazioni terroriste come ad esempio trafficanti di armi sospettatati di partecipare al finanziamento delle organizzazioni terroriste.
I sequestri hanno permesso di aprire delle indagini per poter denunciare penalmente gli arresti durante l’operazione KAFO e gli inquirenti potranno risalire alle filiere di approvvigionamento.
Che si tratta di terrorismo, sollevamento popolare o di attività di bande criminali, l’Africa occidentale in particolare e il sahel si sono confrontati alla presenza di numerosi armi e munizioni in giro che minaccia la sicurezza delle popolazioni civili. Noi continuamo a porci delle domande sulle provenienze di queste armi e soprattutto ci chiediamo come possibile che delle organizzazioni criminali che non fanno parte delle forze nazionali o internazionali riescano a dotarsi di tali armi e munizioni.
