Le elezioni politiche in Uganda

Da mercoledì l’accesso a internet è stato possibile solo a singhiozzo e dal giorno prima le autorità hanno oscurato ufficialmente reti sociali e grandi piattaforme di messaggistica: un enorme black-out di comunicazione giunto al termine di una campagna elettorale funestata da intimidazioni, arresti e disordini con diverse decine di morti. Ci sono stati ritardi e intoppi, dovuti in gran parte al mancato funzionamento del sistema biometrico di identificazione degli elettori, legato a un guasto della rete o, più probabilmente, all’oscuramento dei social network. Funzionari di vari seggi elettorali hanno dovuto fare ricorso al registro elettorale manuale. Sono in ballo, 18 milioni di elettori registrati al voto, 11 candidati, 529 seggi parlamentari e zero osservatori esteri!

Siamo in Uganda! ufficialmente Repubblica dell’Uganda, uno Stato dell’Africa Orientale, con capitale a Kampala. Confina a nord con il Sudan del Sud, a est con il Kenya, a sud con la Tanzania e il Ruanda e a ovest con la Repubblica Democratica del Congo; non ha sbocchi al mare. La parte meridionale del territorio comprende una parte sostanziosa del Lago Vittoria che, per il resto, appartiene a Kenya e Tanzania. Intorno al 1860 gli esploratori britannici scoprirono le sorgenti del Nilo; nello stesso periodo iniziò la colonizzazione europea dell’Africa orientale. I primi ad insediarsi nella regione furono i missionari protestanti nel 1877, seguiti dai cattolici nel 1879. L’Uganda, nel 1888, fu posta sotto il controllo della Compagnia britannica dell’Africa Orientale e nel 1894 divenne un protettorato britannico. Lo rimase fino al 1962, anno dell’indipendenza.

Negli ultimi 35 anni è governato da parte del Presidente Yoweri Museveni, che ha 76 anni, prese il potere nel 1986 dopo aver guidato una rivolta armata durata diversi anni con cui rovesciò, ponendo fine ad anni di violenze e omicidi per mano dei leader Idi Amin e Milton Obote. L’Uganda non ha mai avuto un cambio di potere pacifico da quando ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito. Specialmente all’inizio, riuscì a dare stabilità politica all’Uganda, e a livello internazionale fu accolto come il simbolo di una nuova classe dirigente africana. Con il passare del tempo, tuttavia, il suo governo è diventato sempre più autoritario e Museveni ha indebolito le istituzioni democratiche ugandesi per ridurre al minimo il dissenso e l’opposizione al suo governo. Ha anche fatto modificare più volte le regole costituzionali, che hanno fatto sparire il limite dei due mandati presidenziali e poi anche quello relativo all’età massima per candidarsi, per continuare a essere eletto presidente. È stato inoltre più volte criticato per aver gestito le elezioni con scarsissima trasparenza e facendo intervenire le autorità dell’ordine pubblico contro i suoi oppositori.

Il principale rivale di Museveni, è il cantante Bobi Wine (il cui vero nome è Robert Kyagulanyi), 38enne ex rapper, che il regime ha cercato di rimuovere bruscamente con ogni mezzo: con la violenza, le minacce e gli arresti. Il “presidente del ghetto”, così sopranominato dalla popolazione, è nato in uno slum di Kampala e nel 2017 ha fatto ufficialmente il suo ingresso in politica vincendo un seggio in parlamento. La sua ascesa ha infiammato i giovani ugandesi, tra loro tanti non si erano mai interessati alla politica fino ad allora. L’Uganda è un paese molto giovane: il 75 per cento degli abitanti viaggia sotto i 30 anni. La lotta alla disoccupazione è uno dei punti centrali del programma di Bobi Wine.

Secondo i dati della Commissione elettorale ugandese, resi noto il 17 Gennaio 2020, Yoweri Museveni ha vinto le elezioni generali con quasi il 59 per cento dei voti, mentre al secondo posto Bobi Wine ha ottenuto circa il 35 per cento dei consensi.Nel frattempo l’esercito e la polizia ugandesi hanno circondato la casa del leader dell’opposizione e candidato alla presidenza Bobi Wine.I leader dell’opposizione hanno respinto i risultati delle elezioni. Il giorno delle votazioni più di 30 osservatori elettorali sono stati arrestati. Il Presidente uscente ha vinto il suo sesto mandato, ordinando una forte repressione che ha incluso numerose detenzioni dello staff della campagna elettorale di Wine, gesto che ha provocato grandi proteste durante le quali sono morte decine di persone. Museveni ha schiacciato l’opposizione politica, inserendo nei posti chiave dello Stato membri suo partito rendendo impossibile qualsiasi sfida elettorale senza brogli.

In politica estera Museveni si è fatto notare come pacificatore in una regione instabile come quella dell’Africa orientale. Il dispiegamento di truppe ugandesi per combattere in Somalia e una politica della porta aperta ai rifugiati hanno ottenuto il favore della comunità internazionale. Per questo finora nessuna condanna è arrivata dagli alleati occidentali. Nello scenario attuale, Museveni potrebbe teoricamente restare al governo fino al 2031. Ironicamente trent’anni fa diceva, mentre era alla guida della rivoluzione, che “il problema dell’Africa in generale, e dell’Uganda in particolare, non è la gente ma sono i leader che vogliono restare troppo a lungo al potere”. Da allora, ha perso solo la giovinezza ma non la poltrona!

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