Diritto all’aborto e stato di diritto in Polonia

Mercoledì, 27 gennaio, sono riprese le proteste contro la legge anti-aborto in Polonia. Secondo le modifiche, l’interruzione della gravidanza sarà vietato tranne che per poche eccezioni come lo stupro, l’incesto o il pericolo di vita per la madre. I medici che offriranno prestazioni al di fuori di quelle previste alle donne rischiano 3 anni di prigione. La nuova legge, che è entrata in vigore il 28 gennaio, si fonda sull’incostituzionalità dell’aborto anche se la donna incinta lo chiede perché il nascituro è colpito da malformazioni o difetti letali o da malattie. Se parliamo di dati, quasi il 98% degli aborti nel paese sono stati eseguiti a causa di malformazioni fetali.

Il movimento continuerà a protestare mentre la leader dello Strajk Kobiet (Sciopero delle Donne), Klementyna Suchanow, è stata arrestata lo scorso 28 gennaio.

Il divieto che è stato posto dal legislatore polacco, sulla base della costituzionalità del diritto all’aborto, viola il diritto all’integrità fisica e all’autodeterminazione delle donne, mettendo a rischio la loro salute, la loro vita, e spingendole ad avere un intervento medico in clandestinità.

Ormai da anni parliamo sempre più spesso di un deficit della democrazia e del rispetto dei diritti fondamentali nel paese. Citando il presidente della Commissione affari interni del Parlamento europeo, Juan Fernando López Aguilar, “Gli attacchi allo stato di diritto, alla democrazia e ai diritti fondamentali in Polonia devono essere affrontati con urgenza. L’indipendenza della magistratura in Polonia non è più garantita, come dimostra questa sentenza. Il diritto di una donna di prendere decisioni sulla propria gravidanza senza essere perseguita non dovrebbe essere incostituzionale in nessun Paese dell’Unione europea.”

Nel 2017 è stata approvata una riforma della giustizia che mette a rischio l’indipendenza della magistratura e che è stata discussa e a cui sono seguite proteste nel paese. Nel 2019, invece, è stata approvata la legge che limita l’autonomia dei giudici. Queste modifiche, hanno messo in discussione l’esercibilità della separazione dei poteri. Il 28 settembre 2020, il presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, è stata destinataria di una lettera aperta che sottolinea la grave situazione della magistratura in Polonia e richiede un’intervento, “prima che sia troppo tardi”, per la critica situazione.

Il rispetto dei principi fondanti è una tema centrale per l’Unione. La “Condizionalità dello stato di diritto”, che è entrato in vigore nell’inizio del 2021, è uno strumento (in questo caso economico) per rafforzare lo stato di diritto stesso.

Secondo la classifica di Freedom House, invece, la Polonia non rientra più nella categoria delle democrazie consolidate. Viene dichiarato che, dal 2015, il partito “Diritto e Giustizia” espande il suo controllo sul paese a costo dei diritti democratici dei suoi cittadini.

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