Il dolore della donna nera: l’attivista brasiliana Vilma Piedade oltre la sorellanza

La discussione sulla sorellanza, termine caro al femminismo per simbolizzare l’unione e sostegno reciproco tra le donne, ha ispirato l’attivista Vilma Piedade, femminista brasiliana nera e antirazzista, nella creazione del termine “dororidade/doloranza” con l’esordio della produzione dell’omonimo libro, nel 2017, in Brasile. L’idea è venuta dopo una riunione del movimento #partidA Rio, dove Vilma si rese conto che il termine “sorellanza” non era abbastanza per spiegare la pressione e oppressione del razzismo che si accumulano sulla donna nera. Piedade apre, così, una nuova prospettiva filosofica che interseca il dolore di almeno due oppressioni: genere e razza.

“Doloranza” contiene nel suo interno il termine sorellanza, ma unisce tutte donne dal dolore, che è aggravato dal razzismo. La donna nera è segnata su una scala cosiderata inferiore della società, soprattutto dovuta la storica assenza di spazio per loro, in Brasile. Solo dagli anni ’80 è che le donne nere hanno potuto parlare delle proprie linee guida, dal momento che la maggior parte dei movimenti femministi non li contemplavo. Da lì a qui, le azioni crebbero e culminarono, nel 2015, alla Marcia Nazionale della “Black Women”, che ha riunito di più 50mila persone a Brasilia.

Per Piedade, “il femminismo esiste da molto tempo per le donne di colore, da quando siamo state ridotte in schiavitù”, riferendosi all’unione necessaria alla sopravvivenza di queste donne. Per la scrittrice, il problema con il femminismo è che le donne bianche, istruite e della classe media erano pensate come un movimento che non lasciava tanto spazio alle donne nere. Perciò, è necessario tener conto che il femminismo ha bisogno di strumenti concettuali che rendano esplicite queste differenze.

Piedade mette in dubbio l’idea della sorellanza come esercizio tra tutte le donne: “È un concetto molto antico e importante per il femminismo, ma non sembra spiegare la nostra pretesa”. Occupare il potere è molto difficile per le donne, ora, vedere una donna di colore occupare il potere è quasi assente”, dice Sueli Carneiro, un’altra pensatrice nera. La “doloranza” serve anche per questo, per servire di strumento di riflessione che possibilita il protagonismo delle donne nere.

Il termine “doloranza” ci fa pensare ai problemi insieme. “Ti costringe a guardare il dolore che provoca il razzismo, e quel dolore è nero”, dice. “Non è che il dolore delle donne nere sia maggiore. Il dolore è dolore, punto. Fa molto male essere una donna attaccata dal machismo, e fa molto male essere una donna attaccata dal razzismo”, dice in un’intervista.

Per Piedade, il femminismo è una lotta possibile solo se dialoga con tutte le donne, siano esse nere, bianche, “quilombolas”, indigene, lesbiche, trans o una qualsiasi delle infinite possibili classificazioni in cui le donne si adattano. L’autrice pensa che sia importante avere uno spazio per parlare del termine e che esse sia un discorso che si aggiunga alla collettività.

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