Quattro anni dopo la firma dell’accordo fra la Libia e l’Italia, che permetteva alle autorità libiche il controllo delle intercettazioni dei migranti sulle loro coste, tante associazioni allertano la sconfitta e il cinismo di questa politica. In un articolo pubblicato il 4 febbraio 2021, il giornale Infomigrants ha fatto il punto con i Medici Senza Frontiere (MSF).
Quattro anni dopo l’accordo molto discusso fra l’Italia e la Libia che puntava a frenare gli arrivi dei migranti in Europa, oggi, è molto difficile per loro lasciare la Libia. Dal 2017, secondo alcuni dettagli del medesimo accordo, la Libia, paese considerato come “NON SICURO” dalla comunità internazionale, è caricato del coordinamento dei salvataggi al largo delle sue coste, compito che era esercitato nel passato dal centro di coordinamento di salvataggio marittimo di Roma o della Valletta a Malta.
La Guardia costiera libica è stata così in questi ultimi anni attrezzata e formata per poter intercettare nel mare delle imbarcazioni di migranti; così i migranti che sognano di arrivare in Europa e soprattutto quelli che vogliono scappare da un paese che è preda del caos e al traffico di essere umani si scontrano con la fortezza Europea appena arrivano sulle coste Libiche.
Martedì 2 febbraio, in occasione dell’anniversario dell’accordo, le ONG, Amnesty international, Medici Senza Frontiere, the Association for Juridical Studies on Immigration (ASGI), Emergency, Mediterranea Savings Humans, Oxfam e la Sea-Watch, hanno dichiarato che questa politica migratoria “cinica” dimostra la “sconfitta della politica europea e italiana”.
In un’intervista rilasciato a Infomigrants, il responsabile degli affari umanitari del MSF Italia, Marco Bertotto ha spiegato che questo accordo con la Libia è un successo secondo alcuni punti; l’accordo aveva come obbiettivo di ridurre il numero di sbarchi di migranti venendo dalla Libia in Italia e questo è stato raggiunto. Gli arrivi di migranti sono diminuiti.
Questa drastica diminuzione di sbarchi di migranti è legata a conseguenze dirette delle intercettazioni operate dalla Guardia costiera libica. In questi ultimi 4 anni, 50mila migranti tra cui 12mila solo nel 2020 sono stati fermati nel mare dalla Guardia costiera libica e riportati in Libia in modo forzato.
Infatti le associazioni dichiarano di aver ragione di dubitare della capacità dei libici ad operare correttamente nel salvataggio da una parte, e dall’altra parte a sbarcare sul suolo libico dato che il Paese è considerato “territorio non sicuro”. In oltre il problema principale è che i migranti soccorsi sono portati nei centri di detenzione in Libia. A questo punto, l’accordo non è stato per niente un successo visto che non risolve la situazione dei migranti in Libia.
