Gli invisibili

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.” 

Ad uno sguardo introspettivo e/o negli occhi dei nostri contemporanei possiamo avvertire la vertiginosa angoscia del vivere la complessità ed il disaggio del tempo presente. Quando, alcune volte, scorgi un desiderio di riscatto, una positività alla vita, quel sentimento, quella sensazione diventa contagiosa e diventa fiducia in una rinnovata umanità.

La prima cosa che mi è saltata agli occhi degli abitanti dell’insediamento di Borgo Mezzanone, in Puglia, oltre all’evidente contraddizione del luogo in cui sono costretti a vivere è lo stato d’animo degli abitanti e la dignità e compostezza umana.

Superato il senso di colpa di abitare un luogo migliore del loro, venni catapultato alla scevra realtà. Donne e uomini ti accolgono con un sorriso e la prima cosa che ti colpisce e il senso di lealtà e di profondo rispetto che hanno della vita oltre che delle cose. Nella povertà materiale sono la testimonianza di una ricchezza che sfugge al materialismo contemporaneo che non è esauribile come i nostri beni di consumo. Non è riciclabile perché rimane intatta nella sua essenza. Oltre ad essere il luogo delle contraddizioni è il luogo più democratico ed inclusivo in quanto non discrimina nessuno, accoglie gli ultimi.

È una ferita e onta per la nostra civiltà, è modello di resilienza. È una ferita sanguinante, è un pugno nello stomaco. Vengo accolto come ospite, mi redarguiscono quando parcheggio male la macchina. È un esempio di convivenza e di tolleranza sociale auto-organizzato.

La cosa che mi colpisce è la loro umanità ancor prima dei loro bisogni. Non chiedono privilegi, chiedono che lo stato di diritto venga ripristinato. Non hanno pretese ma reclamano giustizia sociale. È inconcepibile che lo STATO tolleri questo stato di cose e a ben guadare siamo colpevoli tutti se ci rassegniamo all’evidenza. Prima che non ci sia più nessuno a protestare per le nostre ingiustizie uniamoci e solidarizziamo con la loro causa, ne vale la nostra umanità ne vale la nostra dignità.       

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