Zimbabwe: La crisi che non ha voce sul piano internazionale

Il destino dello Zimbabwe non ricopre alcuna rilevanza mediatica, finché si tratta dell’ingordigia dei paesi esteri pronti a sfruttarne le risorse abbandonando ogni sintomo di civiltà, il paese non potrà risanare ciò che concerne gli aspetti statali e sociali consoni ad una linea internazionale di State Building. Il problema della corruzione che dilaga nel paese è la vera causa della crisi economica.

 L’International Monetary fund ha dichiarato che lo Zimbabwe ha bisogno di riforme e trasparenza per favorire la crescita economica, dopo anni di utilizzo del dollaro USA la nuova valuta del paese africano ha perso di valore in quanto non viene utilizzata per commerciare con l’estero. Un fiume di proteste accese sono presenti ad ogni ora tra le piazze e le strade del paese contro i bassi salari e l’alta inflazione. Nel mese di Luglio 2019 l’inflazione dello Zimbabwe ha raggiunto un tasso del 175%, la peggiore dal 2008 e la più alta del mondo dopo il Venezuela, che non accenna ad arrestarsi.

 I problemi strutturali del paese rimangono troppi per potersi augurare una loro risoluzione rapida, neppure lo stesso governo ha un’idea chiara di che cosa fare per riportare sui binari giusti un’economia in collasso. Dopo che il Presidente Mugabe è stato deposto da un colpo di stato da parte dei generali e del capo dei servizi segreti Mnangagwa che aveva promesso un cambiamento mai avvenuto, poiché il nuovo presidente era di fatto modellato ad immagine e somiglianza di Mugabe. Nella democrazia ostentata da Mnangagwa ai cittadini è consentito esprimere il loro dissenso pacificamente, contrariamente dai fatti i soldati e veicoli corazzati sono stati schierati nelle strade di Harare per disperdere gli oppositori. Così lo Stato si trova con il 60% della popolazione che soffre la fame, cibo e acqua non sono reperibili, negli ospedali mancano gli strumenti per poter curare le persone e a causa della siccità e di impianti obsoleti, si presentano blackout di quasi 12 ore. Si parla di uno smantellamento della centrale idroelettrica, durante le stagioni di precipitazioni abbondanti lo Zimbabwe deve affidarsi su rifornimenti provenienti da paesi come Sudafrica e Mozambico, che vogliono essere pagati.   

Il lockdown è stato un buon pretesto per l’uso della coercizione, così da poter essere più presenti sul territorio attraverso le forze di polizia e poter arrestare oppositori politici che cercano di lottare e difendere il popolo dai soprusi dei ricchi e potenti che rendono i poveri sempre più poveri.

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