L’accusa del Consiglio d’Europa contro gli stati membri

In un rapporto pubblicato martedì, 9 marzo, il Consiglio d’Europa accusa gli stati europei di non agire per preservare la vita di migliaia di persone che attraversano il Mediterraneo ogni anno. Si tratta di una questione di vita o di morte, mette anche in discussione la credibilità dell’impegno dei Paesi europei in favore dei diritti umani, ha avvertito l’Istituzione.

In un articolo pubblicato dal giornale InfoMigrants, in data 10 marzo, si notano i punti fondamentali del rapporto:

“I paesi europei non proteggono i rifugiati e i migranti che tentano di raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo. Questo calo della protezione delle vite e dei diritti di rifugiati e migranti si aggrava e causa ogni anno migliaia di morti che potrebbero essere evitati.” Nel rapporto del 9 marzo, il Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha chiaramente accusato le politiche europee di essere responsabili di migliaia di morti nel Mar Mediterraneo. “La risposta dell’Europa è uno degli esempi più flagranti del modo in cui le cattive politiche migratorie minano i diritti umani e costano la vita a migliaia di esseri umani.”

2600 morti in un anno. In questo rapporto, il Consiglio dell’Europa, afferma ancora la “mancanza di volontà degli stati europei” di stabilire delle politiche di protezione dei migranti. La conclusione è chiara: “La situazione dei diritti umani nella regione mediterranea rimane deplorevole” e si è ancora deteriorata.

Nel periodo fra giugno 2019 e fine 2020, più di 2600 decessi sono stati registrati dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). Il rapporto sottolinea che questo numero è senza dubbio sottovalutato, gli annegamenti e i naufragi accadono fuori dal controllo dei radars. Dall’inizio del 2021, più di 250 persone hanno già perso la vita nel Mar Mediterraneo.

“Le ONG colmano le lacune lasciate dal disimpegno dell’Europa.” Il Consiglio dell’Europa cita tante ragioni del deterioramento della situazione, soprattutto il ritiro progressivo delle navi rappresentanti gli stati e anche gli ostacoli amministrative e giudiziari inflitti alle ONG.

In Italia, per esempio, la giustizia continua la sua crociata contro le navi umanitarie accusandole di essere in contatto, in qualche modo, con i trafficanti di esseri umani.

“L’approccio degli stati è ancora quello di limitare il lavoro vitale delle ONG, ansiché di considerarle uno strumento capace di colmare le lacune lasciate dal proprio disinteresse”, continua ad accusare il rapporto.

L’Istituzione fa sapere che questo disinteresse degli stati europei mira a lasciare ai libici la gestione della situazione nella regione mediterranea, anche se la Libia sta attraversando un periodo di continuo caos e quindi è incapace di garantire i diritti dell’uomo.

Gli stati europei vogliono far crescere la possibilità che le persone in mare siano intercettate dalla Guardia costiera libica e riportati nel Paese nonostante le gravi violazioni dei diritti dell’uomo commesse ancora oggi contro i migranti.

In conclusione, Dunja Mijatovic fa un appello ai membri del Consiglio d’Europa, tutti firmatari della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, chiede di prendere delle misure per preservare la vita dei migranti che tentano di attraversare il Mediterraneo. È ora che i paesi europei mettano fine a questa tragedia vergognosa e adotti delle politiche migratorie rispettose dei diritti umani.

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