Il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul

La Turchia non fa più parte della Convenzione di Istanbul che è mirata a prevenire le violenze contro le donne, proteggere le sopravvissute e perseguire i colpevoli. La decisione è stata sancita da un decreto presidenziale nella notte tra il 19 e 20 marzo. L’Ufficio comunicazione della presidenza spiega così una delle ragioni del ritiro: “La Convenzione di Istanbul, originariamente intesa a promuovere i diritti delle donne, è stata dirottata da un gruppo di persone che tentavano di normalizzare l’omosessualità, il che è incompatibile con i valori sociali e familiari della Turchia.”

Come viene menzionato nella dichiarazione, ci sono altri paesi europei che condividono simili preoccupazioni: Bulgaria, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Lettonia e Lithuania. Questi paesi strumentalizzano i valori dei propri cittadini mettendone a rischio diritti e sicurezza. Non a caso in alcuni di questi paesi si parla anche di una forte degenerazione della democrazia.

La Turchia è stato il primo paese a ratificare la Convezione nel 2012. In dieci anni passati dalla ratifica, però, non si può parlare di un avanzamento dei diritti delle donne, anzi, c’è uno stato di regresso a riguardo. Le donne nel frattempo non hanno smesso di rivendicare i propri diritti nonostante la politica le abbia condannate ad essere considerate come cittadini di seconda-classe.

“In un momento in cui il femminicidio e altre forme di violenza contro le donne sono in aumento nel Paese, la Turchia non dovrebbe fare un passo indietro e ridurre i suoi strumenti per combattere questo flagello” afferma il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović. La ministra turca della Famiglia, del lavoro e degli affari sociali, in un tweet, afferma che “combattere la violenza contro le donne è una questione che riguarda i diritti umani” e continua scrivendo che “da oggi in poi continueremo la nostra lotta contro le violenze esattamente come abbiamo fatto fino a ieri.” Le cose non vanno bene per le donne turche. Solo dopo due giorni dal ritiro, il 22 marzo sono state uccise 6 donne in un giorno. Secondo i media si parla di più di 70 femminicidi solo dall’inizio dell’anno. Nel 2020, invece, si parla di 300 donne vittime di omicidio.

Un altro problema sul tema è la mancanza di dati precisi sui femminicidi. L’unica cosa certa è che queste donne sono state vittime dei membri maschi delle loro famiglie (fratelli, padri, zii), di mariti e di ex (mariti, compagni). Le donne sono sempre di più in pericolo ma i colpevoli spesso rimangono senza una vera e propria pena. Come può lo stato proteggere queste donne ed allo stesso tempo girare le spalle alle donne che chiedono aiuto e giustizia?

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