Alla domanda del Papa “Chi vende le armi ai terroristi”, BlackPost risponde

Questa è la domanda che Papa Francesco ha posto nell’udienza del 10 marzo, dopo il suo viaggio in Iraq. Si è chiesto chi aiuta i terroristi a distruggere intere popolazioni dal Medio Oriente all’Africa. Penso sia d’obbligo ringraziarlo per essersi posto questo problema, considerando che “chi” potrebbe fare qualcosa cerca di nascondere la sabbia sotto il tappeto delle istituzioni.

Vorrei iniziare da un’analisi micro per dirigermi verso l’ottica di ciò che comprende il macro di questo tema. Sicuramente non basta guardare lontano, possiamo immaginarci su una terra che milioni di italiani e turisti amano: la Sardegna. Oltre al folklore, le immense spiagge e il buon cibo non tutti sanno dell’esistenza della fabbrica sarda Rwm, precisamente nel comune di Iglesias. La Rwm fa parte di un gruppo tedesco ma ha la sua sede italiana a Ghedi, in provincia di Brescia, lo stabilimento dà lavoro a circa 350 persone ma ciò non significa che il profitto economico, debba essere fatto sulla pelle di altri esseri umani. Il Governo italiano, che è tenuto a rendere pubbliche le esportazioni di materiale bellico, non ha mai specificato quale fosse il paese destinatario per le armi commissionate a Rwm, limitandosi a menzionare l’area mediorientale.

Gli indizi che hanno trovato la notte dell’8 ottobre 2016, confermano che come italiani non siamo innocenti. Il villaggio di Deir Al-Hajari, in Yemen, è stato bombardato. L’attacco, che ha colpito una casa facendo sei morti, fra cui una madre coi suoi 4 figli, è parte della guerra appoggiata dall’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti, che dura da 6 anni e ha provocato quella che le Nazioni Unite definiscono attualmente “la peggior crisi umanitaria del mondo”, con milioni di persone a rischio carestie e colera. Secondo un gruppo internazionale di ONG, i resti della bomba indicavano chiaramente che l’ordigno era stato fabbricato in Sardegna, nello stabilimento del Sulcis Iglesiente. Sono anni che varie associazioni e comitati lottano per una riconversione dell’impianto, dove c’è capitale sappiamo che non esistono sempre i diritti.

Prodigandoci oltre mare, recentemente Renzi ha fatto visita a Bin Salman, figlio dell’attuale re Salman in Arabia Saudita. Questa terra è stata anche la meta del primo viaggio all’estero dell’ex presidente Trump, un luogo in cui sentirsi a casa vista la spietata dittatura (soprattutto verso i diritti delle donne). Il viaggio di Trump ha avuto come esito la promessa di acquisti massicci di armi, una delle conseguenze è stata che gli amici sauditi di Trump hanno avuto il via libera ad intensificare le loro barbarie nello Yemen. Tutto questo mentre i nostri governi tacciono ed il nostro ex presidente del consiglio stringe amicizia con la famiglia reale che ha ricoperto di sangue migliaia di persone.

Gli Stati Uniti hanno creato le condizioni in cui si è sviluppato l’ISIS, demolendo tutto ciò che non gli andava a genio. Nel 2003 Stati Uniti e Regno Unito invasero l’Iraq, provocando la morte di centinaia di migliaia di persone e milioni di profughi; se osserviamo Bagdad nel 2002 era una città variegata in cui sunniti e sciiti abitavano negli stessi quartieri, si sposavano tra di loro.

Nel 2006 l’intera regione fu assopita da una guerra settaria che vide contrapposti sunniti, sciiti e curdi. In un conflitto di questo tipo cominciano a risaltare gli elementi più estremisti, le loro radici si trovano in Arabia Saudita, grande alleato degli americani, nonché lo Stato islamista più radicale al mondo.

L’ISIS viene finanziato dai ricchi sauditi, oltre ai kuwaitiani, la sua scaturigine politica va individuata nei conflitti generati dalla devastazione americana in Iraq. La Turchia non è da meno, negli anni novanta andò avanti la durissima repressione turca ai danni dei curdi, migliaia di persone furono ammazzate, villaggi interi rasi al suolo e un’ondata di profughi pronti a salvarsi.

Tutto questo con il pieno appoggio degli americani: l’80% delle armi turche proveniva dagli Stati Uniti. Il picco fu raggiunto nel 1975, quell’anno Clinton inviò più armi in Turchia che durante tutta la guerra fredda. Non bisogna solo capire chi vende le armi ai terroristi, ma chi sono i veri terroristi? La storia ci ha insegnato che bisogna comprendere le radici del problema, altrimenti non potremo mai risolverlo. Quando siamo noi, occidentali o ricchi a compiere orrori come bombardare le persone, lasciando i loro corpi dilaniati da non poterli identificare, quello non è un delitto, forse un errore. Se invece è l’ISIS a decapitare qualcuno allora si leva tutta la nostra riprovazione. Nessun tipo di violenza è accettata ma cerchiamo di non identificarci come innocenti, perché non lo siamo mai stati.

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