“Voglio dire solo questo, che le donne hanno il diritto di andare dove vogliono. Non smettete mai d’andare avanti.” Queste le parole dopo il suo insediamento, contornate da lacrime ed un’emozione che lascia trasparire l’impegno. Parole d’effetto rivolte a tutte le donne, perseguire i propri sogni senza arrendersi, essere ambiziose in un mondo in cui comandano gli uomini. Trovare un modello a cui fare riferimento è una guida indispensabile.
Avere un role model non significa per forza ispirarsi a donne famose e manager in carriera, perché ogni donna possiede caratteristiche in grado di ispirare altre donne, ma spesso le posizioni di potere non vengono considerate perché i limiti della società ci impongono che i nostri “posti” sono altri.
In tredici anni di indipendenza kosovara, Osmani-Sedriu è il settimo capo dello stato. Molto popolare in Kosovo, è riuscita ad ottenere, al terzo scrutinio, 71 voti su 120. Eletta a maggioranza semplice dal Parlamento nel pomeriggio di lunedì 5 aprile, è la seconda premier femminile dopo Atifete Jahjaga. Vjosa Osmani è nata a Mitrovica ed è una giurista, ha studiato a Pittsburgh, parla cinque lingue ed è docente universitaria di diritto internazionale. Dal novembre scorso esercitava ad interim le funzioni di capo dello stato dopo l’arresto del presidente uscente Hashim Thaci, detenuto all’Aja con l’accusa di crimini di guerra.
Osmani-Sadriu e la carriera politica
Negli anni scorsi ha lavorato come assistente nell’ufficio dell’ex presidente Fatmir Sejdiu, e ha poi proseguito la sua carriera politica come parlamentare. Nelle elezioni politiche del 2019 è stata capolista della Lega democratica del Kosovo (Ldk), ed è stata successivamente eletta alla presidenza del parlamento. Ma per forti divergenze emerse con la leadership del partito, lo scorso giugno è stata estromessa dall’Ldk.
Nelle ultime elezioni del 14 febbraio scorso, Osmani si è presentata con una sua lista denominata ‘Guxò’ (osare) insieme al movimento “Autodeterminazine” del nuovo premier Albin Kurti, vincitore con oltre il 50%.
In un territorio patriarcale come il Kosovo, il governo attuale ha sei ministre su quindici totali. Un terzo dei deputati sono donne, obbiettivi importanti mai raggiunti prima. Il cambiamento è in atto, le priorità della nuova presidente sono i vaccini ad ora insieme alla gestione della pandemia e il lavoro (un paese con il reddito medio di 500 euro mensili e una disoccupazione al cinquanta per cento).
Vjosa Osmani non tralascia un dettaglio importante, far pace con la Serbia. Non è una priorità sostiene ma non c’è sviluppo senza pace definitiva. Il dialogo è la via da seguire afferma “non vi potrà essere una normalizzazione dei rapporti fino a quando i criminali di guerra serbi non saranno assicurati alla giustizia.”
Il Kosovo è definito spesso un “caso speciale”
Da sempre perseguitato dalla Serbia, dopo il conflitto del 1998-1999, le autorità provvisorie del Kosovo pronunciano una dichiarazione di indipendenza unilaterale all’inizio del 2008. La dichiarazione unilaterale d’indipendenza, letta dal primo ministro Thaçi il diciassette febbraio 2008, più che proclamare la nascita di un nuovo Stato, sembra riaffermare la volontà di rimanere sottoposti al controllo internazionale. Si crea un protettorato e lo si battezza Stato.
Oggi, il Kosovo soffre per mancate aspettative, precarietà e progressi stentati. La massiccia quantità di donazioni, finanziamenti e capitali riversati in questa zona dei Balcani non ha compiuto il miracolo di far decollare l’economia, di creare posti di lavoro e una vera democrazia.
La corruzione, i traffici illeciti (armi, stupefacenti, esseri umani, qualsiasi merce contrabbandabile) e l’impunità acquisita, o scambiata, favoriscono una forte criminalità organizzata. Saranno cinque lunghi anni per Vjosa Osmani-Sadriu, la sua finestra sull’Europa un domani potrà diventare realtà? Benvenuta presidente!