Cittadinanza italiana per Patrick Zaki. Resisti ancora Patrick!


Mercoledì 14 aprile, il Senato ha messo come ordine del giorno la mozione per intraprendere la concessione della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, studente dell’Università di Bologna e attivista per i diritti civili. L’egiziano è stato accusato di propaganda sovversiva e altri reati, detenuto e torturato dal febbraio del 2020. L’iniziativa è stata sostenuta da tutti i gruppi parlamentari con 208 voti a favore, nessun contrario e 33 astenuti (tra cui tutti i senatori di Fratelli d’Italia). Tra i firmanti c’è anche la senatrice a vita Liliana Segre, che dichiara di essere “sempre presente quando si parla di libertà”.

La mozione è stata approvata dal Senato. Non è vincolante, ma viene considerata dai promotori un atto simbolico, di indirizzo per fare pressione sul governo egiziano. Ha un valore più politico che pratico e la sua finalità è di intensificare la pressione sull’Egitto affinché proceda alla scarcerazione di Zaki.

Viene richiesto di usare gli strumenti della convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, punizioni inumane e ogni genere di trattamento crudele verso i detenuti. Un appello che si rivolge agli stati membri europei per chiedere all’Egitto (e altri paesi) che violano i diritti umani in maniera eclatante che ci siano chiarimenti e miglioramenti riguardo al tema. Questo è un caso che rimanda a Giulio Regeni, dove anche i genitori di Giulio si sono pronunciati per esigere dal governo che non succeda lo stesso che è accaduto al figlio.

Quasi come un presagio, nella piattaforma online Change.org dove è stata avviata una raccolta firme per chiedere la cittadinanza per Patrick, sono arrivati a raccogliere più di 200mila firme insieme alle 1000 cittadinanze onorarie in diversi comuni italiani. Un numero importante che ha portato l’iniziativa ad arrivare al Senato e si è visto che l’opinione pubblica “ha fatto scalpore” nell’ambiente politico. Intanto lunedì Patrick è stato visitato dalla sua fidanzata e lei ha visto che i suoi occhi erano spenti e avevano un’aria rassegnata a rimanere nel carcere al sapere che la sua detenzione era stata rinnovata ancora per altri 45 giorni. Il suo team legale aveva chiesto il cambio di giudice e neanche questo è stato concesso, purtroppo dovrà ancora affrontare gli stessi giudici che non hanno voluto, in aula, i rappresentanti dei Paesi dell’Unione europea.

L’università bolognese, in cui Patrick svolgeva il master in studi di genere, lo aspetta a braccia aperte e non perde la speranza. I suoi compagni, i professori, la gente e anche il rettore Francesco Ubertini hanno espresso il desiderio che Patrick possa tornare all’Ateneo nella città che ama e lo ama. Nella rettoria c’è anche un simbolo per mantenerlo presente nei pensieri di tutti: un ritratto, realizzato dall’artista Francesca Grosso, chiamato “Ritratto di parole dedicato a Patrick Zaki” composto dalle prime lettere che sono state inviate a Patrick dopo della sua detenzione e scritte in 16 lingue diverse.

Speriamo che la vicenda della cittadinanza sia un paso avanti nel rilascio del giovane studente e non una difficoltà maggiore come ha segnalato la viceministra Pd agli Esteri Marina Seren: “L’attribuzione della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, si configurerebbe quale misura simbolica priva di effetti pratici a tutela dell’interessato… L’Italia incontrerebbe notevoli difficoltà a fornire protezione consolare al giovane, essendo egli anche cittadino egiziano, poiché prevarrebbe la cittadinanza originaria.”

Questa mossa vuole riuscire ad esercitare una pressione politica, mediatica e sociale sufficiente a far si che il governo egiziano liberi Patrick.

Resisti ancora Patrick Zaki!

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