Le condizioni di detenzione dei migranti in Libia

Dall’inizio di quest’anno quasi 4mila migranti sono stati intercettati nel Mar Mediterraneo e riportati in Libia nonostante che il paese nordafricano sia considerato un paese non sicuro. Questi numeri sono stati dati dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM). È assolutamente un numero record rispetto agli anni passati.

Non è un caso che il premier italiano Mario Draghi, durante la sua visita in Libia, il 6 aprile, si era complimentato con le autorità del paese definendo “soddisfacente” la gestione dei migranti sul territorio ormai diventato molto pericoloso. Vediamo un po’ nel dettaglio in che condizioni sono trattati i migranti presi in mare dalle Guardie costiere libiche e riportati indietro nel paese.

Secondo Beatrice Lau, il capo missione dei Medici senza frontiere in Libia, in uno dei centri di detenzione a “al-Mabani” dove i migranti vengono indirizzati dopo l’intercettazione in mare nel tentativo di raggiungere le coste europee. “Per ogni metro vivono 3 persone cioè 220 o 250 per ogni cella.” “Non esiste l’acqua potabile e non esiste neanche un apertura per far circolare l’aria.” All’interno le condizioni non sono adeguate per un così grande numero di persone collocate nello stesso posto. L’acqua potabile è distribuita ai detenuti grazie ai Medici senza frontiere. Le condizioni sono orribili all’interno del centro assicura sempre la ONG.

Tante persone dormono vicino ai bagni dove è l’unico posto per poter vedere un pò di luce naturale. Ogni cella è servita da 3 o 4 bagni, al momento, per più di 200 persone. Un rapporto decisamente al di sotto delle norme accettabili. A febbraio scorso, la squadra medica dei MSF ha trattato 36 detenuti per delle fratture, traumi, occhi feriti e ferite di arma da fuoco riportate su alcune parti del corpo. Queste ferite portano molto spesso alla morte, ha dichiarato Ellen van der Velden responsabile delle operazioni dei MSF in Libia.

Nel mese di febbraio, 350 migranti fra cui 100 bambini sono stati liberati da una prigione tenuta segreta nel sud est del paese. Tanti di loro soffrivano di malnutrizione ed erano stati maltrattati secondo l’OIM.

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