Pena di morte in Usa, riforma necessaria per salvare le vite

Ledell Lee è stato giustiziato nel 2017 per un omicidio nonostante le richieste degli avvocati per il test del DNA sulle prove. Quell’anno, lo Stato dell’Arkansas veniva criticato per la volontà di eseguire il maggior numero di pene di morte nel minor tempo possibile. Come viene riportato dai media, i funzionari avevano addirittura dichiarato che fosse necessario eseguire le condanne a morte prima che uno dei loro farmaci scadesse.

Lee era la prima persona messa a morte in Arkansas in più di un decennio. Oggi, quattro anni dopo l’esecuzione che aveva diviso la Corte Suprema, gli avvocati hanno affermato che il DNA sull’arma del delitto è di qualcun altro.

La famiglia, insieme all’American Civil Liberties Union e The Innocence Project, è riuscita a far analizzare le vecchie prove. Nonostante il fatto che siano passati decenni dal crimine questo passo ha aperto la porta per prevenire ed affrontare condanne ingiuste.

“La giuria lo ha ritenuto colpevole sulla base delle informazioni che avevano” ha detto il governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson difendendo la decisione dell’esecuzione.

Lee è morto innocente. Gli avvocati avevano fatto appello contro il suo caso fino alla sua iniezione letale. La Corte Suprema alla fine aveva aperto la strada all’esecuzione dell’uomo e degli altri nell’Arkansas, dividendosi in 5 favorevoli e 4 contrari.

In 70 per cento dei paesi nel mondo, la pena di morte è stata abolita. Gli Stati Uniti sono uno dei paesi con il più alto numero di esecuzioni al mondo, insieme a Cina, Iran e Arabia Saudita. Gli Usa fanno progressi lenti verso l’abolizione della pena di morte. Oltre allo sforzo dei democratici, anche un’ala dei repubblicani, i conservatori, lottano per l’abolizione della pena di morte con il gruppo “Conservatives Concerned About the Death Penalty”.

Il caso Lee aumenta la pressione sui singoli stati americani che ormai dovrebbero portare cambiamenti all’interno del sistema. Una riforma del sistema di giustizia penale statunitense, oltre ad evitare, o ridurre nell’immediato, le condanne ingiuste, metterebbe in evidenza i diritti umani e lo stato di diritto moderno.

La morte non porta alla giustizia. E’ disumana. Dal 1976 ad oggi più di 1500 persone sono state giustiziate. Il Michigan è stato il primo stato ad abolire la pena di morte nel 1963. Questo anno la Virginia è diventato il 23esimo stato a farlo.

In questi giorni, Quintin Jones, condannato a morte per l’omicidio di sua zia, aspetta la clemenza del governatore del Texas, Greg Abbott. Jones verrà giustiziato il 19 maggio. In un video pubblicato sul New York Times, il condannato a morte dice: “Per molto tempo ho creduto di aver meritato la pena di morte” e aggiunge “non penso più che dovrei essere giustiziato ma credo di meritare di rimanere dietro le sbarre per il resto della mia vita.”

Quasi 150mila persone hanno firmato una petizione, sostenuta dai suoi famigliari che lo hanno perdonato, per evitare la sua morte. Lui è un uomo in ricerca di redenzione e riconciliazione e merita di vivere.
 #SaveQuintinJones

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