Giovedì 6 maggio, un’operazione di polizia ha ucciso 25 persone a Jacarezinho, una comunità povera. È il secondo più grande massacro nella storia di Rio de Janeiro. La strage avviene anche con la risoluzione della Corte Suprema Brasiliana che ha sospeso le operazioni di incursione nelle comunità durante la pandemia, nonostante le 420mila morti dovute finora alla pandemia.
L'”Instituto Fogo Cruzado” ha contato un totale di 29 persone uccise nel corso di sette ore di operazione, tra cui anche tre poliziotti civili e due vittime di proiettili vaganti. Secondo il rapporto di coloro che monitorano l’operazione in loco, gli agenti stavano facendo irruzione nella casa dei residenti per effettuare perquisizioni – che possono avvenire solo con ordinanza del tribunale – e hanno riposto i corpi dei defunti in veicoli blindati della corporazione. Anche questo in forma illegale.
L’operazione di giovedì è iniziata intorno alle 6:00 del mattino, con gli elicotteri e con la polizia che avanzava lungo i binari del treno e della metropolitana, che tagliano la favela in superficie. Gli abitanti di Jacarezinho raccontano che gli agenti abbiano iniziato ad agire con revanscismo – come è successo in altre occasioni a Rio – dovuto ad una presunta morte di un poliziotto. L’intensa sparatoria ha influito anche sulla circolazione della metropolitana e ha ferito due passeggeri all’interno di un vagone del treno. I residenti hanno dovuto chiudersi nelle loro case per proteggersi dagli spari, lasciando le strade praticamente deserte.
La polizia ha diffuso l’elenco con i 28 nomi delle vittime. L’operazione, denominata “Exceptis”, ha indagato sull’adescamento di bambini e adolescenti all’interno del traffico di droga. Almeno 13 vittime non hanno avuto nulla a che fare con le indagini. Gli investigatori non sono riusciti a raggiungere la maggioranza delle 21 persone sospette. Anzi, della lista, solo tre sono state arrestate e altre tre sono state uccise.
Oltre a questo, c’è il massacro della memoria di queste persone morte. La polizia insiste nel criminalizzare le vittime del massacro. Anche se la stragrande maggioranza delle vittime non aveva nulla a che fare con le indagini, i precedenti penali di molti degli assassinati sono stati resi pubblici. La polizia cerca così di giustificare le proprie azioni in linea con un populismo di destra ancora crescente in Brasile. Questo tipo di populismo “extra-penale” ha origine nell’opinione pubblica conservatrice, generando delle misure, che inizialmente arrivano a calmare l’ira di questa parte della popolazione, ma che, in seguito, si rivelano non solo inefficaci, ma illegali, selettive e contrarie allo Stato di diritto in vigore.
Venerdì sera, i residenti della comunità nella zona nord di Rio, si sono riuniti per protestare contro il massacro. A San Paolo, c’è stato un atto nel MASP, chiamato dalle Coalizione legate al Movimento Nero, che ha riunito circa 200 entità.
Tutte queste persone morte dovevano essere protette dal Covid-19, ma sono state uccise dallo stato.