Un procuratore di Ceuta ha aperto un’inchiesta sulla presunta espulsione di tanti bambini arrivati a Ceuta a metà maggio fra cui 8mila migranti erano riusciti a toccare la costa europea. Per il momento, le indagini si concentrano sul caso di un giovane ragazzo arrivato piangendo sull’isola con addosso delle bottiglie di plastica usate come salvagente durante la traversata. Secondo il diritto internazionale, l’espulsione dei minori non accompagnati è vietata.
In un video che ha fatto il giro del mondo attraverso i social, si vedeva un giovane ragazzo che nuotava piangendo per raggiungere l’isola di Ceuta mantenendosi con appunto un salvagente fatto da sè. Secondo le informazioni che circolano, il giovane sarebbe di nazionalità marocchina. Tutti ci chiediamo che fine abbia fatto? Per caso, è stato riportato indietro nel territorio nordafricano da dove era partito con tanta fatica e sofferenza?
Il procuratore di Ceuta in carica per minori, Jose Luis Puerta, ha deciso di indagare non soltanto sul caso di giovane ragazzo a cui la fortuna non ha sorriso, ma anche su altri centinaia di casi simili di minori espulsi dalle autorità spagnole che hanno reagito con un pugno di ferro agli arrivi improvvisati di migliaia di migranti sulle sue coste provenienti dal Marocco.
In alcune foto scattate dall’agenzia di stampa Reuters, si vede il giovane ragazzo scortato da alcuni soldati spagnoli verso le barriere del confine tra Ceuta e il Marocco. Jose Luis Puerta ha dichiarato di aver aperto un inchiesta dopo la denuncia di alcune ONG.
Secondo le autorità di Madrid, i minori arrivati a Ceuta erano circa 1500 mentre la ONG per la difesa dei diritti umani Amnesty International ne dichiara 2mila arrivati a metà maggio. Speriamo che nessun minore sia stato vittima di espulsione, anche perché “sul suolo europeo il rimpatrio forzato di minori è vietato. Secondo la Convenzione internazionale dei diritti del bambino, di cui ogni stato membro è firmatario, un bambino ha diritto a una protezione e a delle cure specifiche fino che non compie i 18 anni”.
La legge spagnola obbliga, tra l’altro, le autorità ad ospitare i minori non accompagnati che non sono stati reclamati dai genitori. Il ritorno di un minore nel suo paese di origini deve essere deciso dall’ordinanza di un giudice per minori.