Cosa prevede l’attuale legge della cittadinanza e perché bisogna cambiarla

La cittadinanza italiana è lo status giuridico di una persona alla quale l’ordinamento giuridico italiano riconosce la pienezza dei diritti civili e politici. Il principio che attualmente regola la disciplina della cittadinanza italiana è quello dello ius sanguinis. Un’espressione giuridica di origini latine, che indica l’acquisizione della cittadinanza per trasmissione della sangue come sottolinea il termine sanguinis, solo per il fatto della nascita da un genitore o con un ascendente in possesso della cittadinanza. Quindi è arcaica, medievale, “ereditaria”, legata alla discendenza, il luogo di nascita spesso è anche irrilevante. 

Con il 2021 è ripartito, in Italia, il lungo dibattito sullo ius soli, sotto impulso del nuovo segretario del Partito Democratico Enrico Letta. Nonostante nel corso degli anni sia stata più volte in discussione la possibilità di introdurre lo ius soli temperato nell’ordinamento giuridico, le proposte in tal senso sono tutte naufragate.

Per molti, infatti, è il tassello mancante nel quadro normativo che regola i diritti fondamentali dei cittadini in Italia, ma è stato anche uno dei temi politici che ha generato le più accese discussioni – almeno da quattro anni a questa parte. Ma che cos’è sto ius soli? Questa espressione latina possiamo facilmente tradurla in “diritto del suolo” e sta a indicare l’acquisizione automatica della cittadinanza di un determinato stato se si nasce sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Un principio quindi contrapposto a quello attualmente vigente in Italia. Una via di mezzo tra i due modelli, invece, è rappresentata dallo ius culturae (“diritto della cultura”) che prevede l’acquisizione della cittadinanza tramite lo studio, l’apprendimento della cultura italiana dopo un ciclo di studi. Peraltro, proposto di recente, come soluzione alternativa per permettere alle migliaia di ragazzi nati da cittadini stranieri ma cresciuti in Italia, di acquisire la cittadinanza.

Cogliendo l’occasione riproponiamo qui una piccola riflessione schematica, che fa chiarezza, su cosa esattamente prevede il disegno di legge che è bloccato in Senato, ma anche su cosa non possono fare i figli dei migranti nati e/o cresciuti in Italia, cosa cambierebbe se dovesse passare e perché essere favorevoli, alla sua istituzione. 

Cosa dice oggi la legge?

Oggi per diventare cittadini italiani si fa riferimento alla legge n°91 del 1992. Quest’ultima prevede che, chi è nato in Italia da genitori stranieri, possa diventare cittadino italiano al compimento dei 18 anni, a condizione che abbia mantenuto costantemente la residenza in Italia dalla nascita. Si applica, infatti, solamente in due casi specifici: per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti o apolidi o impossibilitati a trasmettere al soggetto la propria cittadinanza secondo la legge dello Stato di provenienza; oppure se il soggetto è figlio di ignoti e viene trovato nel territorio italiano.

Appena compiuti i 18 anni, i ragazzi italiani con un background migratorio, hanno esattamente solo un anno, cioè la finestra fra i 18 e 19 anni, per presentare la domanda prima di perdere l’occasione per sempre! Dovranno presentare una dichiarazione di volontà all’ufficio di Stato civile del proprio comune di residenza, preparare tutti i documenti richiesti fra cui, il casellario giudiziale del paese d’origine e sostenere un costo, una tantum per presentare gli atti davanti al pubblico ufficiale.

Oggi dove siamo? 

Approvato alla Camera nel 2015, è fermo al Senato in attesa di approvazione. E’ rimasta bloccata per un anno e mezzo nella commissione affari costituzionali di palazzo Madama perché l’opposizione, in particolare la Lega Nord, ha presentato decine di emendamenti. La legge è sostenuta dal Partito Democratico, mentre erano e sono ancor oggi contrarie le principali forze politiche: Forza Italia e Lega Nord. Il Movimento 5 Stelle? Indecisi, come sempre! 

Cosa cambierebbe se passasse la proposta di legge denominata ius soli/ius culturae?

La legge in discussione introduce due nuovi diritti soggetti al rispetto di certe condizioni:

· Ius soli temperato: un bambino nato da genitori stranieri può ottenere la cittadinanza italiana, se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia con diritto di soggiorno illimitato o permesso di soggiorno della UE;

· Ius culturae: possono chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano superato almeno un ciclo scolastico.

Quanto ai genitori, il diritto di soggiorno permanente è riconosciuto a chi abbia soggiornato legalmente in via continuativa per 5 anni in Italia.

Cose che non possono fare oggi i minori stranieri nati in Italia

  1. Molti ragazzi, nati in Italia da genitori stranieri o arrivati in Italia da piccolissimi, rischiano di dipendere fino ai 18 anni dal permesso di soggiorno dei genitori, se il permesso scade e se i genitori perdono il lavoro diventano “irregolari”
  2. Finché non raggiungono il 18° anno di età, alcuni ragazzi non possono iscriversi a campionati sportivi in cui esistono limitazioni per i giocatori stranieri in rosa. La legge permette ai minori stranieri di fare sport, ma non dà la possibilità di essere inseriti nelle selezioni nazionali, per le quali è necessario avere la cittadinanza. Il presidente del Coni ha definito la legge “sacrosanta“. Lo ius soli sportivo può essere applicato solo ai minori che sono entrati in Italia prima di compiere 10 anni. Esistono inoltre altre limitazioni per alcune federazioni sportive come la FIGC che segue il regolamento internazionale FIFA.
  3. Ogni loro viaggio all’estero deve essere preceduto dalla verifica se sia necessario o meno il passaporto italiano o un visto;
  4. Andare all’estero con una borsa di studio per un’esperienza di studio più lunga di dodici mesi. Si perderebbe automaticamente la carta di soggiorno, la trafila per richiederla è lunga e complessa e richiede anche un test di italiano che per la cittadinanza non c’è;
  5. Se non si è cittadini italiani non si può votare e candidarsi, ma nemmeno partecipare a numerosi concorsi pubblici.
  6. Contributi assistenziali, borse di studio, colloqui di lavoro: le differenze esistono,

Perché bisogna cambiarla?

Perché il mondo è cambiato e siamo nel 2021! Perché si tratta di fare buona amministrazione e prendere atto della condizione effettiva e della composizione della popolazione che vive e risiede in Italia. Un buon governo non può ritrarre lo sguardo dalla realtà: se lo fa perde il contatto con i bisogni, le aspettative e le richieste dei suoi cittadini. Con o senza passaporto tricolore. Perché si passa dalla quantità alla qualità! Perché la cittadinanza verrà concessa solo a fronte di percorsi e requisiti molto precisi, per certi versi persino più stringenti di quelli in vigore. Visto che, per esempio, frequentare e concludere i cicli scolastici o avere uno dei due genitori beneficiari di permesso di soggiorno costituisce garanzia maggiore rispetto alla mera nascita e residenza continuativa per richiedere poi la nazionalità a 18 anni. Sarebbe infine una benedizione per gli orrendi bilanci demografici che vive l’Italia, costellati di incessanti fughe all’estero, bassa natalità e squilibri previdenziali. 

Speriamo che i nostri rappresentanti politici abbiano, almeno stavolta il coraggio di andare avanti, silenziando i franchi tiratori e gli avvelenatori di pozzi, quelli che parlano di “piani Kalergi” e “sostituzioni etniche”, e portando dalla propria parte i senatori di buona volontà per fare una cosa giusta. 

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