Dalla parte giusta della storia

Insieme in Piazza affinché “le figlie e figli della Repubblica nati, cresciuti in Italia o con background migratorio hanno diritto di partecipare effettivamente, liberamente e responsabilmente alla vita del Paese per poter contribuire a costruire una comunità solidale e giusta.”

Mi vengono alla mente le parole pronunciate in occasione della celebrazione della festa della Repubblica dall’attivista sindacalista, Aboubakar Soumahoro, da sempre insofferente alla razzializzazione di leggi del nostro ordinamento giuridico, per descrivere il fervore, l’energia che si respira nella straordinaria piazza che oggi vede, in Piazza Montecitorio, La Rete per la Riforma della Cittadinanza, un collettivo di oltre trenta organizzazione della società civile, dar voce e testimonianza agli oltre un milione di cittadini Italiani senza cittadinanza.

Concepito come un urban flash mob, espressione di resilienza civile, l’iniziativa del collettivo consiste nel piantare oltre un milione di semi di senape, richiamandosi alla parabola Biblica di quando i discepoli chiesero al Signore di descrivere il regno dei cieli, metaforicamente l’Italia ideale, ed Egli rispose loro: “È come un granello di senape, il più piccolo dei semi, ma quando cade su terreno preparato, genera una pianta grande e diventa riparo per gli uccelli del cielo…” la cui ombra, sempre nel solco della metafora, possa divenire finalmente sollievo per le ragazze/ragazzi, donne e uomini inferiorizzati dalla negazione della cittadinanza.

Affinché i semi attecchiscano però servono cure, responsabilità, attenzione ed empatia umana oltre che l’umana consapevolezza di condividere un medesimo destino e l’ardore di vivere un orizzonte comune. Non a caso la manifestazione si svolge davanti a Montecitorio che dei tre poteri dello stato rappresenta quello legislativo, ovvero, l’organo che rappresenta la massima forma di democrazia, essendo eletto dal popolo, deputato a legiferare e quindi a preparare la terra per i nostri semi.

Per crescere all’inizio il seme va però sotterrato, deve sopportare le intemperie, rimane nascosto. È quello che è successo negli anni in cui attiviste/i si sono mobilitati incontrando l’ostilità di un approccio ideologico al tema ma con caparbietà non si sono fermati dinanzi alla sorda e cieca responsabilità pubblica.

“Per troppo tempo e per troppe volte, con la testa china e con mano tesa, abbiamo elemosinato un diritto, non un privilegio, mentre con l’altra abbiamo continuato a curare le nostre aspirazioni, il nostro giardino dei desideri. Trepidanti abbiamo atteso una nuova legge sulla cittadinanza.  “Non è una priorità!”, “è un tema divisivo!” e la classe politica ci ha nuovamente rilegati all’ombra dei nostri diritti. Imperterriti, noi proseguiamo la nostra battaglia: la nostra forza è l’amore manifesto per questa nazione!” tratta dal racconto di AISHA per la campagna di sensibilizzazione promossa da Blackpost con il contributo di Lush a favore di una nuova legge sulla cittadinanza.

Poi giunge il momento in cui il verde filo tenero si fa spiga, germoglia e offre semi maturi.

Ecco; la piazza di oggi è popolata da frutti maturi ed è animato da un pensiero consapevole, fatta da persona trepidante che senza esitazione sanno e hanno deciso di schierarsi “dalla parte giusta della storia”. 

È una ventata d’aria fresca in questo clima torrido e la mia mente va a quell’altra piazza di qualche anno fa, quando all’iniziativa dell’associazione QuestaèRoma oggi capitana da Kwanza, ho avvertito quel senso di appartenenza che sarebbe diventato il grido “L’Italia sono anch’io!”

La redazione Blackpost ringrazia tutte e tutti le persone che come artigiani e costruttori di una nuova narrazione edificano, con generosità e slegati da un esito utilitaristico, una cattedrale nel deserto perché come afferma Aboubakar: “Bisogna parteggiare non perché è conveniente ma perché è giusto!” 

La parola d’ordine di questo nuovo passaggio di rivendicazioni a favore di una nuova e corrispondente legge sulla cittadinanza ormai anacronistica nasce dalla denuncia del volto rassicurante della negazione di un diritto che è la sua negoziazione ed usando le parole di ADA, tra i responsabili organizzatore dell’evento, quella di oggi “è una richiesta di riconoscimento non la richiesta di una concessione.”

È arrivato il momento di unire le forze e combattere l’indifferenza nella comune aspirazione che siamo tutti orfani politici e nella pluralità culturale, condividere la stessa identità nazionale. #ItalianiVeri

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