Molti sono i lavoratori che sono morti negli anni a causa delle condizioni proibitive nelle campagne durante la stagione estiva. In questi giorni, sono morti tre braccianti, vittime di un sistema che sfrutta la vita di questi essere umani, soprattutto migranti.
Camara Fantamadi, un ragazzo del Mali di 27 anni, è morto dopo una giornata di lavoro nei campi di Brindisi, durante il ritorno in bici, vittima del troppo caldo. Il ragazzo, residente a Eboli, era stato chiamato in Puglia da un fratello in occasione della stagione agricola. Lavorava a giornata per un compenso di 6 euro l’ora.
Il giorno della sua morte, al mattino, era già rimasto vittima di un malore, ma era andato a lavorare comunque. Poco più tardi, aveva chiesto di tornare a casa, in bicicletta, e intrapreso la strada verso il suo domicilio provvisorio. Durante il percorso di 15 chilometri, si è sentito male ancora una volta ed è morto. I suoi colleghi hanno avviato una colletta per consentire il rimpatrio della salma nel Paese di origine.
Dopo l’accaduto, il presidente della regione, Michele Emiliano, ha vietato il lavoro nei campi nelle ore più calde, dalle 12.30 alle 16, dei giorni ad alto rischio, emanando un’ordinanza “con efficacia immediata”, in concordanza con le indicazioni dall’Inail sul rischio nei luoghi di lavoro. Poche ore prima, un analogo provvedimento era stato già adottato dal sindaco di Brindisi.
L’anno scorso, sempre in Puglia, il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, aveva firmato una limitazione analoga che vietava l’impiego dei braccianti nei campi nelle ore più calde della giornata. Anche a Nardò l’ordinanza è stata confermata per la stagione 2021.
Il lavoro analogo alla schiavitù, purtroppo, è una realtà per molte persone nel mondo. I dati raccolti dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) mostrano che ci sono almeno 20,9 milioni di persone in situazioni di lavoro forzato o degradante.
Esistono due convenzioni del lavoro dell’ILO, una del 1930 e l’altra del 1957, che mirano a regolamentare le condizioni di lavoro e a sradicare il lavoro forzato. Queste convenzioni prevedono punizioni per coloro che forzano altre persone alla schiavitù o inducono a condizioni di lavoro degradanti.
Il ciclo di lavoro forzato include anche la miseria in cui molte persone si trovano e l’attrazione di queste persone con promesse false che possono cambiare la loro vita. Questo ciclo può essere interrotto solo con la denuncia e l’ispezione degli enti pubblici.