Nuovi italiani, il vecchio che avanza

Per tanti e troppi anni, i giovani hanno denunciato con forza una stortura che li vede rilegati al margine della società. La Repubblica non li riconosce quali figli, membri della comunità nazionale, negandogli di fatto il diritto di cittadinanza. Neutralizzati dall’indifferenza di una ceca e sorda politica, non si sono dati per vinti, non si sono arresi alle avversità ed hanno continuato, silenziosamente, una battaglia identitaria, di libertà, di giustizia, di diritto di cittadinanza.

Un cammino lungo la cui perseveranza inizia a dare i suoi frutti. Gli italiani con background migratorio si conquistano uno spazio politico e, svincolandosi da paternalismi, si misurano in una competizione politica con gli elettori. Trasversalmente si sono ricuciti uno spazio che se, un retro pensiero molto rumoroso e malizioso, indicherebbe nella crisi dei partiti tradizionali la loro candidatura quale atto di estrema unzione nel disperato tentativo di beccare un nuovo bacino elettorale e scongiurare così l’anacronistica rappresentatività – anticamera per diventare dei simulacri contemporanei-, non si può ignorare che da questa crisi, anche di partecipazione, vi sia un’opportunità faticosamente espugnata.

I pochi eletti verranno sicuramente bersagliati, antagonizzati e su di loro penderà una lente di ingrandimento per accorgersi che sono banalmente quello che da anni diciamo e cioè; italiani, dei nuovi patrioti e non degli extraterrestri. Verrà loro affidato l’assessorato alle pari opportunità, istituiranno l’assessorato alla cooperazione internazionale, una commissione inter-religiosa e saranno per lo più impegnati in politiche migratorie e quindi l’impronta del migrante non si scrollerà neanche questa volta. Rappresentano però già una rinnovata speranza e nonostante siano “il vecchio che avanza”, a giovarsene saranno i nuovi italiani con o senza background migratorio.    

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