Una commissione indipendente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato più di 80 casi di abuso durante la crisi dell’Ebola dal 2018 al 2020 nella Repubblica Democratica del Congo. Un indagine del The New Humanitarian e della Thomson Reuters Foundation, nel settembre 2020, ha portato alla luce le dichiarazioni delle vittime. Più di 50 donne avevano denunciato gli operatori umanitari di cui più di 20 indicavano il coinvolgimento di alcuni dipendenti dell’Organizzazione.
Mentre alcune organizzazioni e ong nazionali ed internazionali dichiaravano di non aver ricevuto segnalazioni di abuso, le donne affremavano di non sapere come denunciare l’abuso o lo sfruttamento subito. Molte di loro vivono in condizioni economiche e sociali difficili e poche hanno un diploma. L’Oms ha fatto partire un’inchiesta, ribadendo la politica di “zero tolleranza” dell’Agenzia. “Non tollereremo tale comportamento da parte di nessuno dei nostri dipendenti, appaltatori o partner”, aveva affermato la portavoce dell’Oms Fadela Chaib.
Le donne hanno affermato che a loro è stato promesso un lavoro, o il mantenimento della propria occupazione, in cambio di rapporti sessuali. 29 di loro sono rimaste incinte; alcune vittime, invece, hanno dichiarato di essere state costrette ad abortire dai loro abusatori. Questo è stato confermato dal membro della commissione, Malick Coulibaly, in una conferenza stampa. 9 donne, invece, hanno dichiarato di essere state violentate. Una di queste persone è una ragazza quattordicenne chiamata “Jolianne” nel report. Lei, nell’aprile 2019 a Mangina, vendeva ricariche telefoniche sulla strada quando un’autista dell’Oms le ha offerto un passaggio verso casa, invece, è stata portata in un hotel dove racconta di essere stata violentata e che in seguito ha dato alla luce un figlio. Un’altra donna vittima di abusi era sopravvissuta all’Ebola e cercava di ottenere un’assistenza psicologica, come viene riportata da Reuters.
Il rapporto ha sottolineato che durante l’epidemia, dichiarata nell’agosto 2018 fino al giugno 2020, l’Agenzia era “completamente impreparata ad affrontare i rischi/incidenti di sfruttamento e abuso sessuale.” Secondo il rapporto, i corsi di formazione sulla prevenzione dello sfruttamento e degli abusi sessuali sono stati limitati e ritardati. Anche la scelta dei lavoratori locali non è stata trasparente come avrebbe dovuto. Questo “modo di selezione personale ha lasciato una porta aperta alla possibilità di abusi.” Per di più, la commissione ha messo in luce il fatto che il personale dirigente dell’Oms alcune volte non ha denunciato i casi.
Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha definito l’abuso, “imperdonabile”. “Mi dispiace per quello che ti è stato fatto da persone che sono impiegate dell’Oms per servirti e proteggerti”, ha detto. “La mia priorità assoluta è che i colpevoli non siano scusati, ma chiamati a rispondere.” Il direttore ha affermato che i colpevoli non perderanno solo il loro lavoro nell’Agenzia ma non potranno lavorare più per le Nazioni Unite. Ha dichiarato anche che alle donne è stata garantita l’assistenza medica e psicosociale ed il supporto educativo ai loro figli.
A prendere misure sullo scandalo non è stata solo l’Organizazione ma anche l’Unione europea. L’Ue aveva dato il supporto economico ai suoi partner, come l’Oms, dal 2018 al 2020 non solo durante l’epidemia dell’Ebola ma anche per la pandemia di coronavirus. A fine ottobre, la Commissione europea ha annunciato di aver sospeso temporaneamente i fondi per l’Oms per la missione nella Repubblica Democratica del Congo. In aggiunta, l’Ue blocca i nuovi fondi per le missione umanitarie dell’Oms nel paese. Ulteriori azioni concrete per evitare altre situazioni di questo genere vengono aspettate dalla comunità internazionale.
