Una donna su tre subisce violenza solo perché è donna

In questa giornata è giusto ricordare che non basta un giorno per lottare contro le violenze che le donne subiscono, il 25 novembre deve insediarsi nella radice più profonda di una società: la cultura. Se si vuole combattere la violenza prima delle azioni repressive deve esserci un grande sforzo culturale. La parola chiave in questa lotta deve essere la cultura e l’educazione a partire dalle più piccole e dei più piccoli. La cultura non è qualcosa di fisso e immutabile che deriva dalla natura: essa piuttosto è un costrutto artificiale e sociale in continuo cambiamento. In altre parole, la cultura crea il senso della società, ma è essa stessa una creazione sociale. Le molestie sessuali trovano il loro contesto all’interno di tale circolarità: la cultura dello stupro ha prodotto costumi e regole sociali con atteggiamenti dominanti che giustificano e promuovono le violenze di genere.

Rilevante è il tema della narrazione da parte dei media della violenza contro le donne. Raccontare in modo corretto un femminicidio, una violenza contro le donne, che sia sessuale o domestica o lo stalking è una grande responsabilità che oggi hanno i giornalisti. Il frame di riferimento nel riportare casi di violenza di genere o femminicidi non deve essere quello dell’amore ma quello della violenza. Spesso si leggono narrazioni romanzate e sbagliate: dipingere una vita di coppia idilliaca e raccontare l’atto di violenza come un raptus improvviso non centra la questione. Talvolta si legge che l’uomo non accettava la separazione o che lei aveva un’altra storia e questo viene indicato come il movente dell’omicidio, quando la situazione sarebbe in realtà molto più complessa e il femminicidio preceduto da altre forme di violenza.

La violenza contro le donne è una piaga sociale che può colpire chiunque indipendentemente dall’età, dalla provenienza, dal livello di studi e dalla condizione economica e per questo è ancora più pericolosa. Sono importanti i progetti nelle scuole che promuovono la parità, l’uguaglianza e i diritti. Molte spesso invece lavorando con le nuove generazioni si percepisce quanto siano radicate paure e pregiudizi. Gli stereotipi di genere permeano la società. Il grande cambiamento culturale di cui abbiamo bisogno parte proprio da qua, dall’educazione per formare donne consapevoli e uomini rispettosi.

Alle donne inoltre devono essere garantiti gli strumenti per poter essere indipendenti, promuovere l’empowerment femminile e l’occupazione delle donne è fondamentale anche come strumento contro la violenza sulle donne.

Avere la forza e la possibilità di denunciare la situazione di violenza in cui si vive è un tema molto complesso. Abbiamo molta difficoltà a capire che la violenza sulle donne è una violenza, abbiamo ancora molti stereotipi che ci condizionano e che fanno sì che le donne non si riconoscano vittime di violenza. Si deve fare molto anche in termini di linguaggio. 

Una donna su tre, secondo dati dell’UNIFEM, è stata violentata, picchiata, costretta all’atto sessuale oppure abusata almeno una volta nella sua vita. Secondo uno studio dell’OMS e della Banca Mondiale, la violenza domestica è la causa principale di morte o di lesioni gravi per donne tra 16 e 44 anni: più importante del cancro, della malaria o degli incidenti stradali.

Le statistiche sulla violenza all’interno della coppia variano sensibilmente da un paese all’altro: secondo l’ONU, il 30 per cento delle donne britanniche subisce abusi dai propri coniugi o ex-coniugi. In Giordania occidentale, la percentuale arriva al 52 %, in Nicaragua al 28 per cento, in Bangladesh al 47 per cento, in Canada al 29 per cento, nel Sud e il Sud-Est dell’Anatolia (Turchia) al 58 per cento, in Australia al 23 per cento e in Cambogia al 16 per cento. Un’inchiesta condotta in Svizzera nel 1997 ha dimostrato che una donna su cinque tra i 20 e i 60 anni dice avere già subito violenza fisica o sessuale dal suo coniuge o compagno. Nel 70 % dei casi di donne assassinate, il colpevole si rivela essere il coniuge. Nel 1999, 14mila donne russe sono state assassinate dai loro coniughi o familiari.  

La violenza contro le donne basata su pratiche cosi-dette culturali o religiose rimane una violazione dei diritti umani molto diffusa. Attualmente, 130 milioni di donne nel mondo hanno subito mutilazione genitale. Ogni anno 2 milioni di donne e bambine si aggiungono ai ranghi delle vittime di mutilazioni genitali.

In India, si stima che quasi 15mila donne siano assassinate ogni anno a causa della dote. La maggior parte di loro è bruciata viva all’interno della propria cucina, pratica che permette di fare passare il crimine come incidente.

In Bangladesh molte donne vengono sfigurate o uccise con l’acido. Solo nel 2002 sono stati registrati 315 aggressioni di questo genere su donne e bambine. Quasi una al giorno.

Più di 60 milioni di donne “mancano” sulla terra a causa della pratica degli aborti selettivi. Nell’ultimo censimento della popolazione cinese, risultano 100 donne ogni 119 uomini, la norma biologica sarebbe di 100 a 103. In Pakistan, più di 1000 donne vengono assassinate nel nome dell’onore ogni anno.

Questa sofferenza accomuna tutte le donne del mondo, per questo la battaglia va fatta insieme non solo dalle donne stesse. Serve un impegno collettivo per smantellare questo incubo nero di tutte le società.

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