Itamaraty, il ministero degli Esteri brasiliano, ha diffuso le stime più recenti sui brasiliani che vivono all’estero. Tra il 2018 e il 2020, il numero complessivo di brasiliani che decidono di trasferirsi in un altro Paese è passato da 3.590.000 a 4.220.000, ovvero un aumento di quasi il 18%. Tuttavia, in Italia, la comunità brasiliana è salita all’88% in questi stessi due anni, facendo del “Bel Paese” una delle principali destinazioni degli immigrati brasiliani dal 2018 in poi.
Nel 2018, infatti, nel Paese europeo vivevano 85.700 brasiliani. Le statistiche indicano un aumento a 161.000 nel 2020. L’Italia era all’11° posizione come la più grande comunità brasiliana nel mondo. Oggi, il paese dello stivale è al 6° posto, rimanendo indietro agli Stati Uniti, Portogallo, Paraguay, Regno Unito e Giappone.
Ci sono diversi fattori che spiegano questo aumento: disordini politici, crisi economiche e cattiva gestione della sanità pubblica in Brasile durante la crisi di Covid ecc. Nonostante il tasso di disoccupazione in Italia sia uno dei più alti dell’Europa occidentale (intorno al 9% contro il 13% del Brasile), l’alto tasso di disoccupazione e precarietà è costantemente indicato come la causa principale per partire. Molte persone hanno perso il lavoro e hanno deciso di emigrare in cerca di migliori possibilità.
L’alto numero di migranti si spiega anche con il fatto che molte persone vedono la cittadinanza italiana come un’opportunità per avere un passaporto alternativo per studiare (o anche solo per viaggiare per turismo). Mentre in molte parti del mondo sono stati imposti diversi divieti di viaggio ai brasiliani durante la pandemia, le restrizioni per chi possiede la cittadinanza europea sono state molto meno.
A differenza di altri paesi europei che limitano la concessione della cittadinanza ai discendenti di una o due generazioni, la norma italiana non impone un limite generazionale. Il requisito è che l’individuo possa dimostrare di avere “sangue italiano”. I modi principali per un discendente brasiliano diventare cittadino italiano sono mediati attraverso i consolati italiani in Brasile, ma la coda nei processi può durare fino a 10 anni. L’opzione più rapida è venire a vivere in Italia e iniziare il processo presso un Comune italiano.
Il consolato generale del Brasile a Milano ha lanciato 2 anni fa un opuscolo per guidare coloro che cercano servizi di consulenza nel processo di cittadinanza, poiché c’è stata un’incidenza molto alta nell’aumento del numero di discendenti brasiliani che, cercando di avere la nazionalità italiana, sono diventati vittime di frodi.
Oggi in Brasile vivono 30 milioni di discendenti italiani. La cospicua presenza di questi discendenti nel paese Sudamericano è spiegata principalmente da due grandi ondate migratorie italiane: una alla fine del XIX secolo, quando molti italiani lasciarono il Paese per fuggire dalla grande povertà in cui versavano all’epoca. A quel tempo, il governo brasiliano incoraggiò la sostituzione della forza lavoro schiava – in via dell’abolizione futura – con immigrati europei e cercò anche di attuare dentro una politica di sbiancamento della popolazione brasiliana. Il meticciato, specialmente con i neri, era visto come un fattore di indebolimento per il “popolo brasiliano”. Quindi, fomentare un presunto incrocio di razze dei “locali” con i “bianchi europei” rappresenterebbe una salvezza per il destino del paese. La seconda ondata migratoria italiana risale alla metà del XX secolo, conseguenza delle difficoltà incontrate dal Paese nel secondo dopoguerra.