Lo scrittore e opinionista di estrema destra Eric Zemmour è un candidato in corsa alle presidenziali in Francia del 2022. Dal mese di settembre del 2021, il nome di Zemmour è circolato con una certa insistenza. Il diretto interessato ha tenuto le carte nascoste fino alla fine del mese di novembre, quando ha ufficializzato la sua candidatura.
Nato il 31 agosto 1958 a Montreuil, nel 1979 consegue la laurea presso l’Institut d’études politiques di Parigi. Nella seconda metà degli anni ’80 inizia a lavorare come giornalista, poi dal 1996 inizia a lavorare come giornalista a Le Figaro. Si occupa di politica, coerentemente con i suoi studi, e abbraccia la posizione del suo giornale, storicamente conservatore. Spesso invitato a parlare nei talk shows televisivi, e per le sue posizioni estremiste, particolarmente ostili ai mussulmani, ma anche alle donne. Figlio di immigrati algerini è diventato giornalista Xenofobo. Più volte è stato condannato per istigazione all’odio razziale ed è considerato uno dei maggiori responsabili della retorica sessista e razzista che si è diffusa nelle tv francesi negli ultimi tempi. Spesso i suoi show televisivi venivano pre-registrati e controllati scrupolosamente dalle redazioni e dalla produzione per evitare gaffe pesanti. Ora una battaglia, in prima persona, con l’obiettivo Eliseo.
Per quanto riguarda il suo orientamento politico, Zemmour si definisce gollista-bonapartista. Buona parte dei media francesi lo indica semplicemente come uno dei principali esponenti dell’estrema destra. Dal punto di vista dei contenuti, ultra-conservatore. Zemmour è contrario all’immigrazione e osteggia il multiculturalismo.
“L’immigrazione zero – ha avvertito – diventerà un obiettivo chiaro della nostra politica”. Nel suo programma, il candidato di estrema destra promette tra l’altro l’abolizione dello Ius soli e l’espulsione sistematica di “tutti i clandestini presenti sul territorio”. “Prima della prossima estate – ha incalzato Zemmour – voglio limitare il diritto d’asilo a una manciata di individui”. Per poi assicurare di voler “tendere la mano” a “quei musulmani che vogliono diventare nostri fratelli”, assimilandosi alla società francese.
Zemmour ha anche detto di voler “salvare la Francia” e i suoi valori minacciati a suo parere dall’immigrazione e l’Islam. Nelle ultime settimane, i sondaggi lo vedono tuttavia in calo rispetto all’impennata iniziale, quando alcune rilevazioni lo davano davanti a Marine Le Pen per un possibile ballottaggio presidenziale contro Emmanuel Macron. Fin dai primi libri il pensiero di Zemmour si è basato sull’idea di una Francia in declino, una delle sue opere più famose si intitola Il suicidio francese, dando la colpa di questa decadenza al multiculturalismo e all’egemonia culturale della sinistra.
Mentre in migliaia sfilavano per le strade di Parigi per manifestare contro la sua candidatura, Zemmour dal palco lanciava le sue ambizioni di partire alla «riconquista del più bel Paese del mondo». Ma sono state scintille anche durante l’intervento di Zemmour, quando in fondo alla sala sono scattati tafferugli e sedie lanciate in aria tra attivisti antirazzisti ed alcuni militanti di estrema destra. Almeno due persone avevano il volto insanguinato dopo gli scontri, tra cui una militante di Sos Racisme. Mentre a Parigi circa 2.200 manifestanti, secondo la questura, hanno sfilato per denunciare la discesa in campo del candidato anti-Islam e anti-migranti due volte condannato per istigazione all’odio razziale.
La speranza di una politica nazionale inclusiva e senza frontiere viene sempre meno in questi tempi, specialmente all’interno degli Stati che hanno sempre abusato quei territori che ora ritengono nemici o pericolosi.